Da Meloni e Sangiuliano riferimenti storici ad usum proprium
Non c’è la prova, ma deve essere stata laboriosa per Giorgia Meloni – impegnata dopo Draghi nella formazione di un governo di alto profilo – la ricerca per il dicastero della Cultura di una figura in grado di sostituire degnamente un ministro dello spessore di Dario Franceschini.
Ed ecco arrivare, fresco dei… successi e degli ascolti della direzione del Tg2, il “saggista” Gennaro Sangiuliano da Napoli che si presenta con due “botti” degni del migliore Capodanno: chi non può permettersi il biglietto nei musei, ci vada quando sono gratis e – secondo “fuoco” anche più scoppiettante – Dante è… “il fondatore del pensiero di destra in Italia”. Due considerazioni che si commentano da sole, soprattutto l’ultima, priva di qualsiasi fondamento storico e che rivela assoluta ignoranza della letteratura.
Ma chi è Sangiuliano per sostenere una tale castroneria! Era noto che i moderni eredi del Movimento Sociale non avessero nel loro Pantheon figure di particolare spicco ma arrivare a scomodare il sommo Poeta è troppo. Non c’è dantista che lo sostenga.
Il ministro, invece di appropriarsi di Dante, avrebbe potuto far riferimento a Giovanni Gentile, ad Augusto del Noce, a Gianfranco Miglio. Autorevolissimi, ma certamente non fondatori del pensiero della Destra in Italia.
E allora sorge una domanda: Perché? C’era bisogno di arrivare a tanto? O piuttosto, viste le fibrillazioni provocate anche in questi giorni da alcuni big della coalizione, si cerca di spostare l’attenzione su altro. Ed è toccato questa volta al ministro della Cultura assumersene l’onere?
Non solo. Ma, ad adiuvandum, ci si è messa la stessa Premier intervenuta a bacchettare Lega e Forza Italia e prendendo in prestito da Giuseppe Garibaldi la famosa frase: “Qui si fa l’Italia o si muore”.
Francamente troppo! Lasciamo in pace Dante e Garibaldi e torniamo ad occuparci – e bene e sul serio – dei problemi del Paese: inflazione a due cifre, bollette alle stelle, disoccupazione, rapporti con l’Europa, migranti, tanto per citarne alcuni.
E Meloni, da donna intelligente qual è, si rende conto che a crearle intralci non sono tanto le opposizioni, che non esistono, quanto i suoi stessi alleati. Ce l’ha in particolare con Berlusconi e Salvini che mal sopportano la sua premiership e il suo stile accentratore. E allora reagisce “di pancia”. Esattamente quello che non deve fare e che rischia di alienarle consensi.
Ma forse è quello che i suoi avversari interni vogliono: Indebolirla alle regionali di febbraio anche se la Premier punta invece all’en plein: togliere alla sinistra il Lazio e vincere in Lombardia con Fratelli d’Italia che sorpassa la Lega.
Ci riuscirà? Ancora quattro settimane e conosceremo le sorti di Salvini e di Berlusconi. Ma anche della ex ragazzotta della Garbatella!