domenica, Novembre 24, 2024
Punture di spilloUncategorized

Da Meloni e Sangiuliano riferimenti storici ad usum proprium

Non c’è la prova, ma deve essere stata laboriosa per Giorgia Meloni – impegnata dopo Draghi nella formazione di un governo di alto profilo – la ricerca per il dicastero della Cultura di una figura in grado di sostituire degnamente un ministro dello spessore di Dario Franceschini.

Ed ecco arrivare, fresco dei… successi e degli ascolti della direzione del Tg2, il “saggista” Gennaro Sangiuliano da Napoli che si presenta con due “botti” degni del migliore Capodanno: chi non può permettersi il biglietto nei musei, ci vada quando sono gratis e – secondo “fuoco” anche più scoppiettante – Dante è… “il fondatore del pensiero di destra in Italia”. Due considerazioni che si commentano da sole, soprattutto l’ultima, priva di qualsiasi fondamento storico e che rivela assoluta ignoranza della letteratura. 

Ma chi è Sangiuliano per sostenere una tale castroneria! Era noto che i moderni eredi del Movimento Sociale non avessero nel loro Pantheon figure di particolare spicco ma arrivare a scomodare il sommo Poeta è troppo. Non c’è dantista che lo sostenga.

Il ministro, invece di appropriarsi di Dante, avrebbe potuto far riferimento a Giovanni Gentile, ad Augusto del Noce, a Gianfranco Miglio. Autorevolissimi, ma certamente non fondatori del pensiero della Destra in Italia.

E allora sorge una domanda: Perché? C’era bisogno di arrivare a tanto? O piuttosto, viste le fibrillazioni provocate anche in questi giorni da alcuni big della coalizione, si cerca di spostare l’attenzione su altro. Ed è toccato questa volta al ministro della Cultura assumersene l’onere?

Non solo. Ma, ad adiuvandum, ci si è messa la stessa Premier intervenuta a bacchettare Lega e Forza Italia e prendendo in prestito da Giuseppe Garibaldi la famosa frase: “Qui si fa l’Italia o si muore”.

Francamente troppo! Lasciamo in pace Dante e Garibaldi e torniamo ad occuparci – e bene e sul serio – dei problemi del Paese: inflazione a due cifre, bollette alle stelle, disoccupazione, rapporti con l’Europa, migranti, tanto per citarne alcuni.

E Meloni, da donna intelligente qual è, si rende conto che a crearle intralci non sono tanto le opposizioni, che non esistono, quanto i suoi stessi alleati. Ce l’ha in particolare con Berlusconi e Salvini che mal sopportano la sua premiership e il suo stile accentratore. E allora reagisce “di pancia”. Esattamente quello che non deve fare e che rischia di alienarle consensi.

Ma forse è quello che i suoi avversari interni vogliono: Indebolirla alle regionali di febbraio anche se la Premier punta invece all’en plein: togliere alla sinistra il Lazio e vincere in Lombardia con Fratelli d’Italia che sorpassa la Lega.

Ci riuscirà? Ancora quattro settimane e conosceremo le sorti di Salvini e di Berlusconi. Ma anche della ex ragazzotta della Garbatella!

Autore

  • Giornalista parlamentare collabora con importanti media nazionali. In Parlamento per oltre 40 anni ha seguito la storia politica del Paese, dalla prima repubblica ad oggi. Ha ricoperto l'incarico di caposervizio all'agenzia giornalistica Asca per la quale successivamente ha diretto, come redattore capo, il servizio politico-parlamentare.

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