Alla ricerca della Grande Madre
Sabato 17 dicembre il Museo Contadino di Anguillara offre una nuova e imperdibile iniziativa: un laboratorio di ceramica nel segno dell’antica dea della fertilità. L’iniziativa è inserita nel calendario di appuntamenti “Tesori Naturali 2022 Lazio Eterna Scoperta” del Parco di Bracciano-Martignano
In meno di cinque centimetri, rinvenuta sul fondo del lago di Bracciano, una piccola statuina ha raccontato la storia dell’uomo e dei suoi riti sacri. Il piccolo “gioiello” dell’antico passato fu scoperto nel 2000, all’interno del villaggio neolitico denominato “La Marmotta” ad Anguillara Sabazia – datato al radiocarbonio intorno al 5260 a.C. – oggi sommerso dalle acque del lago, a circa 360 metri dalla riva e a circa 10 metri di profondità.
Si tratta del più antico insediamento neolitico di sponda dell’Europa occidentale rinvenuto fino ad oggi. La minuscola scultura è stata realizzata da un blocco unico di steatite verde e riproduce una figura femminile con estrema accuratezza. Con i suoi seni e i fianchi floridi, richiama una tipologia di “Dea Madre” diffusa in epoca neolitica nel Mediterraneo e nell’Europa dell’Est. È la cosiddetta “Venere de La Marmotta”, oggi in bella mostra al Pigorini. Sabato 17 dicembre, a quella minuscola statuina così importante, “la Grande Madre”, il Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare “Augusto Montori” di Anguillara, dedica un laboratorio gratuito di ceramica, guidato dall’esperta ceramista Iones Ricci.
L’iniziativa è inserita nel calendario di appuntamenti “Tesori Naturali 2022 Lazio Eterna Scoperta” del Parco di Bracciano-Martignano. Chi vuole potrà cimentarsi nella realizzazione della propria statuina della fertilità. Il laboratorio è aperto a persone di ogni età. La piccola “Venere” fu rinvenuta sotto al pavimento di una costruzione rettangolare, che per le sue caratteristiche è stata individuata come luogo sacro, soprattutto per i numerosi frammenti che sono stati ritrovati nelle sue immediate vicinanze, che rimandano a pratiche rituali tipiche del culto neolitico della “Dea Madre”.
Il gesto di inserire una statuina femminile nelle fondazioni di alcune abitazioni – spiega l’autorevole sito “Preistoria in Italia”, ispirato al lavoro di Marja Gimbutas e Momolina Marconi – lo si ritrova nei riti praticati tra il VII ed il V millennio a.C. dalle prime comunità di agricoltori del vicino Oriente, della Tessaglia e delle aree danubiano-balcaniche, come rito propiziatorio verso gli abitanti della casa o del villaggio. Le strutture e gli oggetti di legno e di cesteria ritrovati hanno permesso di classificare le specie arboricole allora presenti e di conoscere la grande perizia delle tecniche di lavorazione degli abitanti del villaggio.
Erano coltivatori di cereali e leguminose, e allevatori di ovicaprini, bovini e suini che, insieme alla cacciagione e alla raccolta di frutta selvatica, fornivano la quantità di proteine animali necessarie alla comunità. I raccolti venivano staccati, ancora in spighe, e conservati sia dentro grandi dolia sia in silos. Sono state rinvenute anche macine e macinelli litici che servivano alla lavorazione delle granaglie. Così dai frammenti di quell’antico passato riemerge la preistoria dell’uomo con le sue abilità, le sue abitudini ed i suoi riti, su cui oggi il Museo Contadino di Anguillara, con una sorta di “macchina del tempo”, ritorna alla riscoperta di quell’antica cultura.