Posidonia oceanica, un bene da tutelare
Presentati a Roma i risultati del Progetto S.E.POS.S.O. LIFE, coordinato da ISPRA. Monitorati 30 mila metri quadrati di Posidonia oceanica trapiantati. Si stima che negli ultimi 50 anni queste praterie siano diminuite più del 30%
Non tutti sanno che almeno l’1% dei fondali del Mediterraneo è occupato da praterie di Posidonia oceanica, che producono quotidianamente circa 20 litri di ossigeno al metro quadrato a beneficio dell’ecosistema costiero. Queste praterie ospitano un’elevatissima biodiversità stimata in circa il 25% delle specie dei nostri mari e contribuiscono a ridurre l’erosione costiera. Purtroppo, però, sono in regressione in tutto il Mediterraneo. Si stima che negli ultimi 50 anni la loro superficie sia diminuita di oltre il 30%.
Non le minaccia solo l’attività industriale, come quella del Petrolchimico di Siracusa, ma anche la pesca a strascico illegale e gli ancoraggi delle imbarcazioni. La costruzione e l’ampliamento di porti turistici e commerciali, la messa in posa di opere di difesa costiera e l’istallazione di cavi e condotte marine portano spesso allo sbancamento di estese porzioni di prateria. «Quando queste opere vengono realizzate in prossimità di posidonieti, che fra l’altro sono protetti dalla Rete Natura 2000, è necessario intervenire con opere di mitigazione», spiega Anna Cacciuni dell’ISPRA.
Il trapianto è la tecnica di compensazione più comune usata in Italia nell’ambito della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). È stata sviluppata dai biologi marini a partire dagli anni ’70 per aiutare le praterie a ripristinare più velocemente il proprio manto vegetale. Il Progetto europeo S.E.POS.S.O. LIFE (16/GE/IT/00761), finanziato con il contributo dell’Unione e coordinato dall’ISPRA insieme ai numerosi partner coinvolti, nato con l’obiettivo di verificare gli esiti dei trapianti realizzati in Italia, ha presentato proprio in questi giorni a Roma, all’Auditorium della Tecnica, i risultati degli ultimi due anni di verifiche fatte sui 15 interventi degli ultimi 20 anni.
Grazie a 500 ore di lavoro, i biologi subacquei del progetto hanno scandagliato 30 mila metri quadri di fondali trapiantati con la Posidonia oceanica in diverse località italiane. Si tratta di uno studio che non era mai stato fatto prima nell’area del Mediterraneo. Tutti i risultati ottenuti e le buone pratiche S.E.POS.S.O. (Supporting Environmental governance for the Posidonia oceanica sustainable transplanting operations) permetteranno di rendere i trapianti uno strumento efficace di recupero di un habitat così importante.
«L’ideale è che tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel progetto possano condividere un unico strumento di lavoro» dice Stefano Conconi, VESENDA SRL, nel bel documentario realizzato nell’ambito del progetto e firmato da Marco Pisapia. «È per questo – prosegue – che abbiamo realizzato una piattaforma di lavoro web innovativa dove centralizzare i dati delle opere che impattano sulle praterie di Posidonia, pianificare eventuali trapianti, controllare e governare le varie fasi e poi rendere pubblici e accessibili i dati di monitoraggio e i risultati. Le praterie di Posidonia sono un patrimonio comune a garanzia della tutela della salute del mare e dell’uomo. È necessariomche ognuno di noi se ne prenda cura».