giovedì, Novembre 21, 2024
Ambiente

Strategia unitaria per affrontare le calamità naturali

Per la Cia il dialogo con i protagonisti del territorio è l’unico rimedio. Occorre un Piano nazionale di manutenzione con la cabina di regia della Presidenza del Consiglio

La tragedia nel Nord Ovest è la triste conferma di un Italia bellissima ma fragile, che ha assoluta necessità di interventi organici e investimenti in prevenzione. Nel nostro Paese non è, infatti, più rinviabile un Piano nazionale di manutenzione, che sia in grado di affrontare il problema drammatico del rischio idrogeologico legato a fenomeni climatici incontrollabili e sempre più frequenti. Cia-Agricoltori Italiani chiede al Governo di agire in maniera efficace con una metodologia innovativa, più pragmatica, che parta dall’ascolto attento delle dinamiche del territorio e del suo sostrato socio-antropologico, sotto la regia della Presidenza del Consiglio, come avviene -per esempio- in Francia, con la sua struttura fortemente centralizzata.

Dopo questa ennesima sciagura, non è più tempo di risposte senza una strategia di lungo periodo, né di dichiarazioni di intenti che prefigurano soluzioni faraoniche e contemplano solo i freddi algoritmi. Cia propone un nuovo approccio sistemico, che si estenda a tutte le aree del Paese, come dichiarato nel progetto de “Il Paese che Vogliamo”, rivolto alla tutela e rinascita delle aeree interne. E’, infatti, essenziale che il nuovo Piano di manutenzione metta al centro delle analisi non solo le elaborazioni tecniche di ingegneri idraulici e geologi, ma attivi anche un dialogo costante con le strutture e i protagonisti che controllano capillarmente il territorio.

“Non è solo a valle che occorre trovare le risposte per risolvere i problemi e difenderci dagli effetti disastrosi delle calamità naturali –dichiara Dino Scanavino, presidente nazionale Cia-. Occorre risalire i fiumi e indagare a monte, su quei versanti spopolati e caratterizzati da un sistema idrografico e demografico alterato ormai per sempre. E’, quindi, fondamentale dare ascolto alla memoria storica di chi ha vissuto quei territori e studiare i mutamenti sociali delle aree interne del Paese prima di progettare nuovi interventi strutturali. Il nuovo Piano di manutenzione –conclude Scanavino- non deve essere coordinato da un singolo ministero, ma deve seguire la regia centralizzata di Palazzo Chigi, attingendo anche dal Recovery Fund le risorse necessarie alla messa in sicurezza del territorio nazionale”.

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