giovedì, Novembre 21, 2024
Ambiente

Sempre più evidenti i mutamenti delle correnti marine

di Gianluca De Angelis

Il clima del pianeta sta cambiando in maniera rapida ed irreversibile, con conseguenze sempre più drastiche: ad esserne colpita è anche la circolazione Atlantica meridionale, che trasporta l’acqua calda verso Nord e quella fredda verso Sud, che sta presentando un rallentamento sempre più deciso. La conseguenza che ne potrebbe scaturire? Un serio riscaldamento del clima nei prossimi 20 anni.

Questa corrente marina è nota anche con la sigla Amoc (Atlantic Meridional Overturning Circulation), e funziona trascinando l’acqua calda del golfo del Messico verso Nord, cioè verso Groenlandia, Islanda e mare di Norvegia, luoghi dove, a contatto con le temperature, le masse d’acqua si raffreddano. Dopo essere diventate più fredde e dense, quindi, scendono in profondità e cambiano direzione verso i tropici, trasportando l’acqua ormai fredda.

L’Università di Washington ha analizzato proprio il mutamento di questo processo,  tramite immagini satellitari e boe galleggianti attrezzate con rilevatori di temperatura e salinità, e ha presentato i risultati dello studio pubblicandoli sulla rivista statunitense Nature: nella fase più veloce, l’Amoc rimuove maggiori quantità di CO2 dall’atmosfera e le accumula in profondità, intrappolandole per periodi di almeno mille anni, ma è proprio questo suo ruolo fondamentale ad essere altrettanto catastrofico in concomitanza col suo sfasamento.

“Questi dati confermano un’ipotesi avanzata recentemente, cioè che l’indebolimento di questa circolazione abbia implicazioni sul sequestro della CO2 presente nell’atmosfera”, ha commentato anche l’oceanografo Alessandro Crise, dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste. “Si calcola che circa il 50% della CO2 assorbita dagli oceani sia stata catturata dalle acque raffreddate da questo meccanismo, nella sua fase più vivace”.

Tra le altre conseguenze che si stanno riscontrando nell’immediato, inoltre, si segnala anche l’impatto sulle altre principali correnti marine, che infatti si stanno lentamente sfasando anch’esse dopo il rallentamento dell’Amoc: nei pressi della Groenlandia, delle coste orientali del Canada e dell’Islanda (dove la Corrente del Golfo, CDG, va ad inabissarsi) si è toccato meno 1°C rispetto alla media climatica. Questo significa che alcuni tratti di oceano si stanno invece raffreddando ad un ritmo sostenuto con una perdita, rispetto al 2004, di circa 2°C.

Per adesso, il più recente picco negativo della velocità della corrente Amoc si è registrato dal 2004 al 2010, con un indebolimento di ben dieci volte maggiore del previsto, ma la situazione rimane in costante mutamento. Sulle cause che lo determinano in modo così rapido restano molti gli interrogativi, ma ancora di più sono quelli relativi alle altre, al momento inimmaginabili, conseguenze che questi cambiamenti potrebbero portare all’ecosistema globale.

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