sabato, Novembre 23, 2024
Locandina della mostra – Fonte: Mibact
Turismo in Italia

Mezzo millennio di Longobardi in Italia

Una mostra epocale e itinerante – da Pavia a Napoli, e da aprile all’ Ermitage di San Pietroburgo – racconta 15 anni di ricerche archeologiche che hanno ricostruito la presenza dei longobardi in Italia. Un’occasione anche per capire come dal loro adattamento al cambiamento climatico sia mutato il paesaggio del nostro territorio.

di Barbara Civinini

La loro permanenza nel nostro paese si protrasse per quasi mezzo millennio, cambiandone la storia. Stiamo parlando dei Longobardi. Dal Friuli alla Lombardia, dall’Umbria alla Toscana al Molise lʼimpronta della loro presenza sul suolo italiano fu tutt’altro che labile. I paesaggi storici, gli insediamenti, la toponomastica del nostro Paese recano ancora oggi i segni indelebili delle loro memorie.

Oggi l’antico susseguirsi di quegli eventi è raccontato da una mostra itinerante che, presentata a Milano, nella splendida cornice di Palazzo Arese-Litta, si articola in tre sedi diverse: prima a Pavia, nel Castello Visconteo, poi al Mann di Napoli e, infine, dal prossimo aprile, al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo.

Si tratta di una mostra epocale, punto di arrivo di oltre 15 anni di nuove indagini archeologiche e storico-politiche su siti e necropoli altomedievali, anche attraverso sofisticate analisi sul DNA rinvenuto su ossa e reperti alimentari. Un’esposizione che evidenzia come la vicenda longobarda abbia avuto un ruolo “conduttore” nelle relazioni tra popoli, e di trasmissione culturale e di conoscenza con lʼarea transalpina, il mondo mediterraneo e quello bizantino.

“Longobardi. Un popolo che cambia la storia” è organizzata dai Beni culturali con il Villaggio Globale International, in collaborazione con i musei che la ospitano. Propone un viaggio intrigante alla scoperta di una civiltà misteriosa, raccontata attraverso 300 opere, molte delle quali inedite e provenienti da 80 enti diversi, 32 siti, 58 corredi funerari esposti integralmente, e ancora, 17 video originali e installazioni multimediali, tra touchscreen, ologrammi, ricostruzioni 3D, con oltre 50 studiosi coinvolti nelle ricerche.

Tra i reperti esposti i tipici corni potori, a imitazione di quelli animali, realizzati in vetro che l’aristocrazia usava per bere, come un prestigioso status symbol. Altri reperti offrono uno spaccato di un’economia frammentata e diversa rispetto all’Italia Romana con oggetti di uso comune nei castelli come le anfore, le lucerne, i pesi e le monete dei singoli ducati. Dunque un evento che consente di dare una visione complessiva e di ampio respiro – dalla metà del VI secolo alla fine del I millennio – dell’eredità lasciata da questo popolo e della sua spiccata identità.

Quando nel 568 i Longobardi guidati da Alboino varcarono le Alpi Giulie e iniziarono la loro espansione sul suolo italiano, la storia d’Italia cambiò per sempre. L’unità politico-amministrativa della Penisola, raggiunta e sancita oltre 5 secoli prima al tempo di Augusto era spezzata dall’ingresso di un popolo “invasore”, il cui progetto di conquista non avrebbe però saputo estendersi all’interezza delle sue regioni, alcune delle quali rimasero in mano all’Impero Bizantino. Proprio da questo momento inizia quella storia di divisioni e di frammentazione politica che, nei secoli a venire, avrebbe portato l’Italia dall’essere il fulcro dell’Impero Romano a diventare terra di conquista da parte di altri popoli.

La mostra si potrà visitare sino al 25 giugno.

Autore

  • Giornalista Pubblicista, esperta in tecniche sociali dell’Informazione, redattrice dell’Editrice cooperativa “Il Ventaglio”, addetta stampa delle cooperative pesca della Lega (ANCP), redattrice esterna della pagina agricola de “La Voce Repubblicana”, addetta alle Pari Opportunità del Gruppo di Specializzazione agroalimentare della FNSI, divenuto UNARGA, poi consigliere dell’ARGA Lazio, è stata direttrice responsabile della testata del Gruppo Archeologico di Volontari del territorio Cerite, “L’Aruspice”, per più di dieci anni. Dal 2001 è stata funzionario del Comune di Roma, per il quale ha ottenuto l’European Computer Driving Licence (ECD), e nel 2006 è stata nominata membro supplente per l’Amministrazione comunale della Commissione Pari Opportunità. Oggi in pensione anticipata, continua a coltivare la sua passione per il giornalismo e la scrittura come figlia d’arte. Suo padre, Sergio Civinini, noto giornalista dell’agroalimentare, scomparso prematuramente, è stato per innumerevoli anni vicepresidente dell’allora Associazione Stampa Agricola, Gruppo di Specializzazione della FNSI, oggi UNARGA.

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