domenica, Maggio 19, 2024
Ambiente

I vulcani laziali, “gemelli addormentati”

La storia della zona dei Monti Sabatini e dei Colli Albani, vede un nuovo capitolo negli studi di un team internazionale di ricercatori coordinati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

L’Etna che ogni tanto sputa cenere e lava sulla città di Catania, il Vesuvio “dormiente” su Napoli e dintorni…e Roma? Com’è lì la situazione? C’è ancora qualche vulcano più o meno attivo che incombe sulla capitale?

Che tutta l’area dei “colli” intorno all’Urbe, con i suoi incantevoli e caratteristici specchi d’acqua, sia di origine vulcanica non è certo un mistero. Ma c’è pericolo di un risveglio dell’attività nella zona dopo millenni di tregua (a parte, ogni tanto, qualche sommovimento tellurico)?

Una risposta arriva dallo studio “Monti Sabatini and Colli Albani: the dormant twin volcanoes at the gates of Rome” appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature e frutto della collaborazione tra scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell’Università Sapienza di Roma e del Laboratorio di Geocronologia della Wisconsin University, che si è occupato – appunto – dello stato di attività del distretto vulcanico dei Monti Sabatini, sito a Nord Ovest della città di Roma.

Gli scienziati hanno messo in campo un approccio multidisciplinare attraverso l’uso di tre diverse metodologie di indagine: il telerilevamento per le deformazioni del suolo, la datazione 40Ar/39Ar per la storia eruttiva, e l’analisi della sismicità storica della regione vulcanica. In tal modo è stato possibile paragonare i caratteri vulcano-tettonici del distretto sabatino con quelli recentemente studiati nell’area dei Colli Albani.

I risultati di questo studio mostrano che i Monti Sabatini hanno avuto una storia eruttiva molto simile e contemporanea a quella dei Colli Albani (situati a Sud-Est della Capitale), anche se con tempistiche di ricorrenza media diversa, tanto da poterli considerare due gemelli addormentati alle porte di Roma.

Una differenza attuale fondamentale, però, è risultata dall’analisi della deformazione del suolo e della sismicità locale. Infatti, mentre i Monti Sabatini mostrano uno stato di quiete quasi assoluta, ai Colli Albani si registra un sollevamento locale ed una diffusa sismicità e degassazione.

Inoltre, dall’analisi delle tempistiche storiche risulta che il tempo attualmente trascorso dall’ultima eruzione dei Monti Sabatini è di circa 70.000 anni, rientrando pienamente nelle valutazioni dei periodi medi di quiescenza tra le tre grandi fasi eruttive avvenute negli ultimi 600.000 anni.

“I Monti Sabatini, così come i Colli Albani, non possono essere considerati vulcani estinti”, sottolinea Fabrizio Marra, ricercatore INGV e autore della ricerca. “Tuttavia, entrambi i distretti vulcanici si trovano in uno stato che possiamo definire ‘dormiente’, in un sonno che per i Monti Sabatini è profondo e tranquillo e per i Colli Albani è inquieto”, prosegue il ricercatore.

“In ogni caso – conclude Fabrizio Marra – entrambi i distretti vulcanici laziali offriranno congrui periodi di tempo di segnali precursori prima di una loro eventuale ripresa dell’attività vulcanica”.

Questo, in parte, ci rassicura: se non altro si avrà il tempo di evacuare la zona e mettersi in salvo…ma speriamo non succeda nulla almeno per i prossimi due o tre millenni!

Autore

  • Roberto Ambrogi

    Giornalista professionista, specializzato nel settore economico-finanziario con pluridecennale esperienza maturata attraverso tutti i tipi di media (agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, tv e web). Esperto di comunicazione, effettuata in vari settori economici (per conto di società finanziarie, industrie agroalimentari, aziende commerciali e turistiche) e politici (Responsabile rapporti con la Stampa di Partiti e Gruppi Parlamentari).

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