mercoledì, Dicembre 18, 2024
Ambiente

Un viaggio negli ecosistemi italiani, senza muoversi da Roma

La biodiversità è un concetto molto importante per la nostra vita sulla Terra; tanto importante che la stessa Costituzione della Repubblica Italiana la cita all’articolo 9, assumendosi l’impegno di proteggerla e tutelarla: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” (Art. 9). 

Ma cosa si intende per “biodiversità”? Edward Osborne Wilson, uno dei maggiori naturalisti ed ambientalisti al mondo che nel 1988 ne ha coniato il termine, l’ha definita “la varietà degli organismi a tutti i livelli, da quello delle varianti genetiche appartenenti alla stessa specie fino alla gamma delle varie specie, dei generi, delle famiglie e ai livelli tassonomici più alti; comprende anche la varietà degli ecosistemi, ossia la varietà delle comunità degli organismi presenti in un determinato habitat, e delle condizioni fisiche in presenza delle quali essi vivono”. 

La biodiversità rappresenta dunque la ricchezza delle forme di vita sulla Terra e svolge un ruolo fondamentale per garantire la produzione di cibo, l’approvvigionamento di acqua pulita, la regolazione del clima e la protezione dalle catastrofi naturali, come riportato dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) e dalla Convenzione ONU sulla diversità biologica.

Si tratta di un concetto vasto, che spesso viene confuso con la “diversità biologica” (definita dalla World Biodiversity Association come la varietà e variabilità degli organismi a livello di specie, di individui, di geni, di interazioni e processi ecologici tra essi e a livello di ecosistemi) ma che ha una prospettiva molto più ampia.

Ad esempio, se in un bosco ci sono molte specie di alberi c’è una buona diversità forestale. Ma se in quel bosco ci sono diverse specie di alberi, di altre piante, di uccelli, di mammiferi, di insetti, di rettili, di molluschi, di funghi, di muschi etc., e questi organismi interagiscono tra individui della propria specie e con le altre specie, l’insieme di tutti questi elementi ed interazioni costituisce la biodiversità di quel luogo. Anche un deserto o una landa antartica hanno la loro biodiversità, anche se non ci sono alberi, rettili o insetti.

Ed un vero e proprio viaggio negli ecosistemi italiani, attraverso quindi la “nostra” biodiversità, ce lo offre la mostra da poco inaugurata al Palazzo delle Esposizioni di Roma, “Elogio della diversità” visitabile fino al 30 marzo 2025. Un evento che ricorda anche il fondamentale ruolo della ricerca nello studiare, preservare e restaurare il patrimonio naturale del nostro Paese. 

La mostra (a sinistra uno degli ambienti) è curata da Isabella Saggio, genetista, e Fabrizio Rufo, bioeticista, entrambi docenti dell’Università La Sapienza di Roma, e può contare su un comitato scientifico d’eccellenza di altissimo profilo: il Premio Nobel Giorgio Parisi, gli accademici Enrico Alleva e Carlo Blasi, il “padre” del bosco verticale Stefano Boeri, lo scopritore della “medusa immortale” Ferdinando Boero,  la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza, il Presidente del National Biodiversity Future Center Luigi Fiorentino, il direttore scientifico di AsVIS Enrico Giovannini, il saggista Vittorio Lingiardi, la Rettrice dell’Università La Sapienza Antonella Polimeni e il Rettore della Nanyang Technological University Ling San.

Oltre a loro sono tantissimi i biologi, naturalisti, genetisti, antropologi, ecologi, urbanisti, architetti, artisti, sia nazionali che internazionali, che hanno offerto le loro competenze per raccontare in modo esauriente, chiaro e affascinante un tema così complesso. 

In un periodo storico caratterizzato da una forte crisi della biodiversità e da una crescente insicurezza climatica causate dalle attività umane, l’idea della mostra è infatti stimolare la consapevolezza di tutti, dagli adulti ai giovanissimi, sulla fragilità degli equilibri che regolano gli ecosistemi, sull’interdipendenza tra le diverse forme di vita sul pianeta e sul nostro rapporto con la biodiversità. 

Vengono messi in rilievo vari temi: il valore della biodiversità sia in termini assoluti che in relazione al benessere psicofisico degli esseri umani; il cambiamento climatico, le specie invasive, la frammentazione degli habitat e l’inquinamento come cause della minaccia alla biodiversità; la visione della salute unica (“one health”) come approccio integrato per equilibrare la salute di persone, animali ed ecosistemi; le possibili azioni per invertire la rotta e accrescere la biodiversità sulla terra, attivando anche interventi che ne prevengano la distruzione.

Entrando nella mostra il visitatore si rende subito conto di iniziare un viaggio: un viaggio fisico e immaginifico nelle diversità del nostro Paese, spostandosi ora sulle ali di un insetto, ora dentro le venature di una foglia ora nelle profondità del Mediterraneo, accompagnato dalle note di una musica espressamente composta per l’esposizione. Una vera e propria fiaba, costituita dalla ricchezza degli ambienti terrestri e marini del nostro Paese: l’Italia è infatti, con 8.241 specie e sottospecie di piante native, 61.000 specie di animali e 38.500 di insetti, un vero e proprio scrigno di biodiversità, uno dei Paesi più ricchi al mondo.

La bellezza e l’importanza di questa biodiversità sono raccontate attraverso video, testi, filmati immersivi, apparati iconografici, ricostruzioni interattive digitali (come quella che esplora le cause e le conseguenze dell’impatto delle attività umane sulla biodiversità), ricostruzioni zoologiche dell’artista Lorenzo Possenti e l’opera site-specific “Otto miliardi” di Manuel Felisi: tanti linguaggi diversi, in cui si fondono però sempre rigore scientifico e suggestione estetica, spiegazione ed emozione. 

Il senso di meraviglia è forte, soprattutto quando ci si trova di fronte a collezioni di insetti, crostacei, preparati in vitro, reperti originali spesso inediti e reperti rari che provengono da musei scientifici di tutta Italia, come la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli o il Museo Erbario della Sapienza. Tra questi sorprendono un enorme squalo bianco e una foca monaca dal Museo di Storia Naturale di Genova; un orso marsicano, un’aquila reale e un raro gipeto (un tipo particolare di avvoltoio) dal Museo Civico di Zoologia di Roma; un pesce siluro dal Museo di Storia Naturale di Pavia, un grande pesce luna e un lupo dai Musei di Anatomia Comparata e di Zoologia dell’Università La Sapienza di Roma. C’è anche una stupefacente, gigantesca tartaruga liuto (Dermochelis coriacea V.), rara visitatrice dei nostri mari.  

Un esemplare di foca monaca

Ma sono tante le sorprese, tutte inserite in un ambiente quasi fantastico e accompagnate da un QRcode attraverso il quale è possibile risalire ai dettagli relativi alle singole specie esposte.

Per non tralasciare alcun aspetto relativo alla biodiversità, l’esposizione affronta anche il tema della “biodiversità genetica” degli italiani, e lo fa partendo dalla preistoria: tra centinaia di foto di volti maschili e femminili “autoctoni” è esposto, in originale, il famoso “uomo della Maiella”, in realtà una donna di una delle prime comunità di agricoltori e allevatori arrivati in Italia intorno al 6.000 a.C., prestato dal Museo di Antropologia della Sapienza.

La varietà di cibi e di materiali che la natura ci offre è poi illustrata da una collezione di modelli di frutti creati e dipinti a mano nel XIX secolo da Francesco Garnier Valletti (provenienti dal Museo della Frutta “Francesco Garnier Valletti” e dall’Accademia di Agricoltura di Torino) e da due chitarre dal Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma realizzate, tra il XVIII e XIX secolo, con legni e altri pregiati materiali naturali, di cui è possibile ascoltare anche la musica.

Da segnalare ancora, perché molto interessante, è poi una sala dedicata all’“urbanizzazione” della specie umana, in cui viene rilevato come abbiamo costruito e pensato gli ambienti delle nostre case spesso trascurando la presenza, necessaria e preziosa, di piante, animali e microrganismi. 

La sala contiene alcuni esempi, anche attuati nella Capitale, di cosa si può fare in tal senso: esempi che dovrebbero essere replicati per migliorare la nostra qualità di vita e la qualità di aria, suolo e acqua, per abbassare le temperature e agevolare la presenza di animali e piante capaci di vivere in simbiosi con noi umani. 

 La mostra è accompagnata infine da un ricco programma culturale, volto ad offrire al pubblico nuove esperienze e approfondimenti.

Nella Sala Auditorium di Palazzo Esposizioni Roma è ospitato un ciclo di incontri a ingresso gratuito che porta alla scoperta del ruolo cruciale della biodiversità per l’ecosistema e la vita umana, attraversando boschi urbani, oceani e luoghi desertificati dai cambiamenti climatici, in compagnia di esperte ed esperti del settore, nel tentativo di rispondere tutti insieme alle sfide che la natura ci pone.

La Sala Cinema propone invece la rassegna cinematografica “Chi ha paura della natura?”, sempre a ingresso gratuito, con cinque film tra il 5 ed il 9 febbraio: una rassegna che si focalizza su emozioni quali ansia, rabbia, senso di vulnerabilità e impotenza, suscitate dai cambiamenti traumatici dell’ambiente naturale. Un percorso dalla paura per l’estraneità della natura ad un’esperienza di ascolto e simbiosi che viene introdotto da una riflessione su ‘Ecologia, eco-ansia e mente-ambiente’ dello psicoanalista e accademico Vittorio Lingiardi, e si svolge attraverso lo sguardo di Hitchcock, Herzog e altri autori contemporanei. 

Non mancano, infine, proposte per le scuole di ogni ordine e grado, con visite guidate e laboratori ad hoc, co-progettate con esperti di didattica delle scienze in ambito museale e pensate per stimolare l’interesse delle giovani generazioni.

Autore

  • Silvia Gravili

    Nata nell’81, dopo la laurea magistrale conseguita con lode e un dottorato di ricerca su sviluppo territoriale, turismo, sostenibilità e valorizzazione dei prodotti tipici delle filiere agroalimentari e artigianali, si è specializzata in Social media management. Esperta di comunicazione istituzionale, relazioni pubbliche e comunicazione di sostenibilità, attualmente svolge la sua attività al CIHEAM, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

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