Un omaggio a Dante e alla primavera
A 700 anni dalla scomparsa del Divin Poeta sui social del Ministero della Cultura anteprima della mostra “Dante e l’arte della medicina”, evento digitale della Biblioteca Medica Statale di Roma
La primavera è sempre stata associata alla rinascita, al nuovo germogliare delle piante, della vita, e alla vigilia dell’equinozio, quel momento particolare in cui il giorno e la notte hanno stessa la durata, il Ministero della Cultura, attraverso i suoi profili social ha lanciato in anteprima la mostra “Dante e l’arte della medicina”: un omaggio alla primavera e alla poesia con le piante officinali della “Divina Commedia”.
Così su Facebook, Twitter e Instagram è stato anticipato un assaggio delle preziose tavole che saranno esposte alla Biblioteca Medica Statale di Roma per la mostra “Dante e l’Arte della Medicina”, che verrà inaugurata online sul sito dell’Istituto il 25 marzo, Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri. Dunque, nell’anno delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte del sommo poeta, anche la primavera si declina con significati ‘inediti’, quelli delle piante officinali, erbe e fiori citati nella “Divina Commedia” come elementi simbolici dal valore allegorico.
L’autore di riferimento per il poeta fiorentino era Dioscoride Pedanio, botanico e medico greco vissuto nella Roma imperiale sotto Nerone. Lo cita nel quarto canto dell’Inferno, collocandolo nel primo cerchio, il Limbo, con l’epiteto di “buon accoglitor delle qualità delle erbe”. Discoride, nativo di Anazarbo, un’antica città della Cilicia, l’attuale Turchia, è conosciuto soprattutto per il suo trattato “Sulle erbe mediche”, un erbario scritto in lingua greca che ebbe una certa influenza nella medicina medievale e rimase in uso fino al XVII secolo, quando venne superato dalla nascita della moderna medicina.
Le tavole postate dal MiC sono preziose illustrazioni tratte da opere mediche del XVI e XIX secolo di Pietro Andrea Mattioli, Cristobàl Acosta, Felice Cassone e Gaetano Savi accompagnate da alcune terzine del poeta in cui sono citati il gelso, il mirto e l’ulivo. In realtà la conoscenza degli effetti benefici o nocivi dei vegetali risale alla preistoria. Un notevole apporto alla conoscenza delle erbe officinali viene dato dalla civiltà greca intorno al 500 a.C. Ippocrate e Aristotele s’interessano di botanica e di scienze naturali. Galeno, medico greco-romano il cui pensiero domina in Occidente fino al Rinascimento, espone la sua dottrina in trattati di farmacologia.
A partire dal VI secolo si afferma, grazie al monachesimo, una farmacopea empirica che trae la materia prima dall’Hortus simplicium, il luogo destinato alla coltivazione e allo studio delle piante medicinali. Orti dei semplici che torneranno in versione didattica nel XVI secolo con l’istituzione delle prime cattedre universitarie di botanica sperimentale, fino ad arrivare, nel XIX secolo, a una vera e propria produzione semi industriale di sciroppi, soluzioni alcoliche, capsule, compresse e pomate. Insomma, un’occasione in più per conoscere non solo l’Alighieri ma anche la nostra storia perché, come insegna il ministro Franceschini, “Dante è la nostra lingua, è l’idea stessa di Italia”.
Barbara Civinini