mercoledì, Maggio 1, 2024
AgricolturaAlimentazioneUnione europea

Ue e FAO contro spreco di cibo e abuso di antibiotici

Approvato un documento congiunto dalle due Istituzioni per contrastare quei comportamenti di sperpero insensato che arrecano enormi danni all’ambiente e alla nostra salute

E’ un documento di intenti congiunti quello con cui il commissario europeo per la Salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis e il Direttore generale della FAO, Josè Graziano da Silva, hanno deciso di rafforzare la cooperazione per contrastare lo spreco del cibo e rafforzare la sicurezza alimentare dei prodotti che quotidianamente finiscono sulle nostre tavole.

Gli obiettivi del documento congiunto siglato a Roma presso la sede della FAO sono estremamente ambiziosi: dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030 e intensificare la cooperazione per affrontare la diffusione della resistenza antimicrobica (AMR) nelle aziende agricole e nei sistemi alimentari.

E’ stato infatti  calcolato che ogni anno un terzo delle produzioni destinate al consumo alimentare umane, circa 1,3 miliardi di tonnellate di prodotti  viene perso nel percorso di filiera  o direttamente sprecato. Nella sola Europa questo sperpero raggiunge le 88 milioni di tonnellate, per costi che raggiungono – stima la Ue – quasi 143 miliardi di euro che letteralmente finiscono nella spazzatura.Una perdita insensata che presenta il conto non solo per la pessima gestione delle risorse del pianeta, ma che incrementa senza vantaggio per alcuno tutti quei problemi di sostenibilità con cui ci si confronta quotidianamente.

Alle iniziative già prese per contrastare il fenomeno,  si è espressa la volontà di accelerare per abbattere entro pochi anni questo sperpero,  implementando tutte le iniziative che favoriscano l’applicazione dell’economia circolare alla catena del food.

Nel corso dell’incontro  da Silva ha poi chiesto la piena collaborazione di Bruxelles anche per sensibilizzare al massimo l’opinione pubblica sulla necessità di mettere fine al pericoloso utilizzo degli antibiotici negli allevamenti per favorire la crescita.

Per anni la pratica da parte delle aziende zootecniche di somministrare piccole quantità di medicinale agli animali di ogni specie per prevenire l’insorgenza di qualsiasi problematica che potesse compromettere l’obiettivo economico dell’impresa  ha di fatto contribuito a sviluppare quelle resistenze al farmaco da parte di molteplici ceppi batterici che adesso minacciano lo stesso uomo.

La pratica,  messa al bando nel 2006 dall’Ue, è ancora infatti prassi in molti allevamenti fuori confine,  utilizzata tranquillamente  negli Usa e nelle Americhe ad esempio, alcuni fra i principali partner di importazione delle carni che finiscono sulle tavole di tutta l’Europa.

E’ stato calcolato che le resistenze ai ceppi più aggressivi, potrebbero mietere  a breve fino a 10 milioni di vittime l’anno, creando danni per la collettività che nel 2050 potrebbero sfiorare i 100 miliardi di dollari.

L’impegno congiunto FAO e Ue in questo settore mira quindi a incrementare lo scambio di informazioni e la formazione per ridurre allo stretto necessario (valutando l’effettivo rapporto costo-benefici)l’impiego  di questi farmaci  nelle aziende zootecniche, migliorando anche la situazione europea in tal senso attraverso l’avvio di un processo di raccolta dati finalizzato  ad individuare la possibile permanenza di queste molecole all’interno di tutta la catena alimentare.

Parimenti è stata espressa volontà di sostenere  i Paesi nell’adozione di una legislazione che meglio regolamenti l’utilizzo di queste sostanze, facendo leva sulla sensibilità del consumatore nel prediligere quelle aziende che si dimostrano più responsabili in questo senso.

Cristiana Persia

 

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