Udienza decisiva a processo per scandalo Italcarni
Imputati due veterinari ASL accusati di gestire i controlli presso il macello di Ghedi (Brescia) con inerzia e con rischi per la salute dei consumatori. PM chiede pene tra 3 e 5 anni. Rinvio al 21 ottobre per l’ultima udienza. La LAV parte civile
Udienza decisiva questa mattina presso il Tribunale di Brescia per il processo sullo scandalo Italcarni che coinvolge il macello di Ghedi (Brescia): dopo la richiesta di patteggiamento da parte di B.F, M.A. e H.N., dipendenti della Italcarni Srl di Ghedi (Brescia) che hanno già ammesso le sevizie inflitte agli animali, ecco il giudizio in rito in abbreviato per gli imputati M.P. e G.B., veterinari della ASL di Brescia. L’inchiesta nasce su denuncia di una veterinaria ASL, gravemente ostacolata perché cercava di applicare le norme sanitarie all’interno del macello. Rinvio al 21 ottobre prossimo, ore 10:30, per l’ultima udienza.
Questa mattina si sono svolte le discussioni di tutte le parti, con la Procura di Brescia, la LAV parte civile assistita dall’Avv. Carla Campanaro, insieme ad Animal Amnesty, LAC e Comune di Ghedi, e delle difese. Cinque gli anni chiesti dal PM Ambrogio Cassiani per G.B., tre anni e mezzo per M.P., più pene accessorie, mentre gli Avvocati Campanaro e Arena hanno sottolineato la correlazione tra tutela del benessere animale nei macelli e tutela della salute dei consumatori finali delle carni derivate da bovini a terra, scientificamente a rischio maggiore di contaminazione batterica. L’Avvocato Campanaro ha anche evidenziato l’interesse economico alla base delle condotte degli imputati, più preoccupati di evitare un danno economico a allevatori e macellatori di bovini a terra, che della tutela della salute umana e animale.
“Un processo importantissimo sotto vari profili – spiega la LAV – perché ha prodotto una grande quantità di prove su violenze sistematiche verso gli animali e relative violazioni di legge; perché dovrà accertare ogni eventuale colpevolezza dei due Veterinari Asl imputati – entrambi dipendenti pubblici – che avrebbero dovuto controllare e far rispettare la normativa mentre, a causa della loro inerzia nei controlli presso il macello di Ghedi, durante il processo sono stati sollevati dubbi sulla loro operatività. Inoltre il processo mette in relazione i gravissimi maltrattamenti subiti da un ‘enorme numero di animali’ con la pericolosità delle carni per la salute umana, ponendo l’attenzione sul trattamento riservato alle mucche “a terra” e la loro destinazione finale: un trattamento disumano, secondo la video-investigazione condotta dalla Procura nel macello di Ghedi nel maggio del 2015, che ha fornito prove schiaccianti di colpevolezza. Ci auguriamo che anche attraverso questa grande inchiesta i consumatori aprano gli occhi sulle sofferenze degli animali definiti ‘da carne’”.
“La piena ammissione di colpa dei dipendenti, già accertata in sede di patteggiamento, conferma una prassi reiterata all’interno della struttura, di cui i veterinari non possono dirsi estranei secondo quanto finora emerso in sede processuale, confermata anche dalle testimonianze rese dai due consulenti della difesa, il Dott. Giorgio Varisco e la Dott.ssa Serena Milesi (udienza del 30 maggio 2016) – commenta Roberto Bennati, vicepresidente LAV – In considerazione di violazioni così gravi sarebbe stato opportuno che la ASL decidesse di chiudere la struttura ai sensi della normativa europea, dimostrando discontinuità dalle condotte poste in essere fino ad allora e rese possibili dai veterinari imputati”.
La consulenza tecnica a loro difesa, del dottor Varisco dell’IZS di Brescia, rispetto alla salubrità delle carni, ci lascia quantomeno perplessi, considerando che è già disponibile il parere dell’Istituto Zooprofilattico di Torino e di Portici che conferma una elevatissima carica batteriologica, fino a 50 volte superiore al consentito.