Turismo sostenibile: una nuova prospettiva di sviluppo per i territori
Dopo la pandemia è forte la spinta a recuperare il tempo perduto, secondo modalità di viaggio che tengono conto di questioni ambientali ed etiche. I territori possono fare tesoro di questa tendenza, gettando le basi per un futuro che combina ricchezza e tutela della natura
Secondo un’indagine del World Travel and Tourism Council (WTTC) quest’anno il 69% dei turisti nel mondo prevede di viaggiare in modo sostenibile. Di viaggiare, cioè, tenendo conto degli impatti economici, sociali e ambientali, attuali e futuri, del viaggio.
Quando si parla di “sostenibilità” nel turismo non si può fare a meno di richiamare la definizione di “sviluppo sostenibile”che ha dato nel 1987 la Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo dell’ONU: «lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni».
Una definizione che mette al centro della “sostenibilità” il benessere dell’uomo e delle future generazioni rispetto all’ambiente in cui si vive, nel rispetto di quella che sarà in seguito indicata come la “regola delle tre E”: l’equilibrio tra Ecologia, Equità sociale ed Economia.
Il tema dell’equilibrio è ribadito anche qualche anno a seguire (1991), quando nel rapporto Caring for the Earth, che ha tra i suoi co-autori il WWF, si specifica che il miglioramento della qualità della vita umana non si può realizzare senza la conservazione della biodiversità e senza superare la capacità di carico degli ecosistemi naturali.

Oltre all’ “equilibrio” tra ambiente, persone e profitti e alla conservazione della biodiversità, c’è un terzo elemento senza il quale un’offerta turistica non può dirsi sostenibile: l’attenzione ai bisogni delle comunità ospitanti. La cura, cioè, delle esigenze delle persone che vivono stabilmente nel territorio che si andrà a visitare. Il tutto nella convinzione che, se così costruite e gestite, le attività turistiche contribuiscono a preservare le risorse naturali, creare sviluppo economico e migliorare la qualità della vita dei residenti.
Non è un caso, quindi, che il tema del turismo sostenibile sia entrato nell’agenda dell’Unione Europea sin dal 2007. Il messaggio che lancia la Commissione è chiaro: la sostenibilità si raggiunge solo se un territorio la pianifica, facendo in modo che la crescita economica generata dal turismo (sostenibilità economica) conservi le risorse naturali (sostenibilità ecologica) e garantisca l’equità sociale (sostenibilità sociale).
Può sembrare una sfida complessa, ma che dà spazio a grossi margini di crescita: studi recenti suggeriscono infatti che i turisti favorevoli alla sostenibilità sono disposti a pagare di più per i soggiorni ecologici. E sono, anche, disposti a viaggiare non in alta stagione e a prendere in considerazione destinazioni meno popolari, ma che offrono esperienze più tranquille e autentiche.
Non solo: poiché i viaggiatori cercano di evitare il turismo di massa e le conseguenze ambientali che ne derivano, l’80% esprime il desiderio di conoscere la cultura locale quando è in vacanza e il 76% vorrebbe avere la sensazione di riconnettersi con la natura.
A ben vedere, dunque, non si tratta di una sfida complessa, ma di un cambio di mentalità: quella che fa del turismo la chiave per la promozione delle eccellenze storiche, culturali, artistiche e paesaggistiche di un territorio.