lunedì, Maggio 20, 2024
AgricolturaUnione europea

Tornano i dazi europei al riso dal Sud-Est asiatico

Scatta domani il regolamento esecutivo della Commissione Ue che mette lo stop all’import da Cambogia e Birmania (ex Myamar). Soddisfazione dei produttori italiani. Per De Castro a Bruxelles vincente il gioco di squadra

Via libera al regolamento esecutivo della Commissione Ue che scatta domani con la conclusione della procedura scritta (sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale dopodomani, 17 gennaio – ndr) che impone dazi all’import di riso dal sud-est asiatico. Si mette così uno stop all’invasione, in particolare dalla Cambogia e dalla Birmania (l’ex Myamar), di riso venduto a prezzi “stracciati”, che pongono in seria difficoltà i produttori europei e soprattutto quelli italiani. Il nostro Paese è infatti il primo produttore di riso all’interno dell’Unione, con 1,40 milioni di tonnellate su un territorio (coltivato da circa 4mila aziende) di 219.300 ettari, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue, e con una gamma varietale del tutto unica.

La decisione di Bruxelles, invocata a più voci dai nostri produttori e dai rappresentanti del mondo agricolo, è stata accolta con soddisfazione soprattutto perché, come sottolinea Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento, è giunta grazie ad un importante e concreto gioco di squadra a livello europeo. Per l’eurodeputato Pd, “la vicenda del riso dimostra come in Europa, quando ci si confronta su situazioni che appaiono impossibili, solo questo comportamento permette di portare a casa i risultati voluti”.

Secondo De Castro, infatti, “gli esiti ottenuti sono frutto di un lavoro di squadra iniziato nel luglio 2017 con l’invio, da parte della delegazione Pd al Parlamento europeo, di una lettera di denuncia alla Commissaria Ue al commercio Cecilia Malmström, seguita da un dossier dei ministri del Governo Gentiloni, Maurizio Martina e Carlo Calenda, e in seguito dal sostegno dell’attuale ministro per le politiche agricole e agroalimentari Gian Marco Centinaio”.  “Un dossier difficile – sottolinea De Castro – in quanto i due Stati asiatici rientrano nell’accordo tra l’Unione europea e i Paesi in via di sviluppo (Eba), i quali possono esportare in Europa senza dazi, tutto fuorché le armi”. “Insomma – conclude De Castro – la vicenda del riso dimostra ancora una volta che, più che i pugni sul tavolo, conta la solidarietà dei partner che ci hanno sostenuto”.

Soddisfazione per il ripristino dei dazi è stata espressa anche dal presidente di CIA- Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, il quale ha rimarcato che si tratta sì di una vittoria europea  “ma anche degli Agricoltori Italiani. Sono anni che portiamo avanti la battaglia per il ripristino della clausola di salvaguardia, sottolineando il pesante impatto che l’import agevolato di riso asiatico ha avuto sui produttori dell’Ue. Tanto più che la concessione daziaria da parte dell’Europa è andata a beneficio più dei traders che degli agricoltori locali”.

Analogo il commento di Ettore Prandini, presidente Coldiretti, il quale – rivendicando anche lui l’impegno e le lotte portate avanti dalla confederazione in questi anni – ha però evidenziato come il risultato non sia del tutto soddisfacente. In effetti, spiega, “sono previsti dazi solo sul riso indica lavorato e semilavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo da 175 euro a tonnellata nel 2019, a 150 euro a tonnellata nel 2020 fino a 125 euro a tonnellata nel 2021, ma è possibile una proroga ove sia giustificata da particolari circostanze”.

Per Prandini “Bruxelles è giunta a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso, che nell’arco dal 2011/12 al 2017/18 sono aumentati del 256% giustificando l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero, ma adesso occorre lavorare per estendere i dazi anche al riso non lavorato”. E non manca, il presidente Coldiretti, di ricordare anche come sulla Birmania “pesa l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di “genocidio intenzionale” peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya”.

Cristiana Persia

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