Social Farming, per “trattare” gli agrumi
In trenta tra giovani, donne, disoccupati ed extracomunitari ai corsi di “Conservazione e lavorazione degli agrumi” avviati dal Distretto Agrumi di Sicilia e Alta Scuola Arces
Giovani, donne, disoccupati, extracomunitari impegnati ad apprendere come si conservano, si lavorano e si confezionano gli agrumi. Sono una trentina i partecipanti ai due corsi di “Conservazione, lavorazione e confezionamento degli agrumi e dei loro derivati” avviati dal Distretto Agrumi di Sicilia e Alta Scuola Arces con il contributo non condizionato di The Coca Cola Foundation, nell’ambito del progetto “Social Farming – Agricoltura sociale per la filiera agrumicola”.
l corsi, in fase di svolgimento in due distinte edizioni a Palermo e a Barcellona Pozzo di Gotto, mirano all’acquisizione di tecniche e conoscenze nella trasformazione degli agrumi orientata alla tavola (marmellate e succhi freschi e altro) o utilizzati nella preparazione di oli essenziali e distillati da usare sia come rimedi naturali per la salute che in campo cosmetico al fine di offrire percorsi di formazione/accompagnamento al lavoro attraverso laboratori specifici.
Entrambi i corsi hanno una durata di 60 ore tra lezioni teoriche, esercitazioni pratiche e visite aziendali, sono gratuiti e destinati a soggetti svantaggiati sul mercato del lavoro.
I due percorsi formativi in atto sono gli ultimi due degli otto previsti dall’intero progetto Social Farming che mira a formare professionalità e nuovi imprenditori nei servizi alla filiera agrumicola siciliana, compresi quelli relativi al turismo relazionale.
«Con il Corso Sulle Tecniche di trasformazione, lavorazione e confezionamento degli agrumi ci si avvia alla conclusione dell’azione formativa realizzata all’interno del progetto Social Farming – spiega Giuseppe Rallo, rettore di Arces -. La cooperazione tra i diversi attori della filiera, criterio al quale si sono ispirate costantemente tutte le iniziativa previste nell’ambito di Social Farming, si è rivelato il fattore di successo che ha guidato la gestione del progetto. Un’intensa attività formativa ha favorito il trasferimento di saperi e competenze necessarie allo sviluppo della filiera e ha permesso una maggiore sensibilizzazione tra giovani delle professioni della green economy».
E mentre a Palermo il corso è iniziato da una paio di giorni, a Barcellona Pozzo di Gotto è in fase decisamente più avanzata, essendo stato avviato il 9 di novembre. «Gli allievi sono tutti molto ricettivi – dice Salvatore Imbesi, amministratore delegato della Agrumigel, associata al Distretto Agrumi di Sicilia -. Hanno potuto visitare lo stabilimento di trasformazione e hanno capito che spremere gli agrumi per ottenere dei succhi da immettere sul mercato non è una cosa semplice perché la produzione ha un processo ben definito che prevede il confezionamento, la lavorazione e il trattamento degli scarti (come le bucce che vengono essiccate) da cui possono ottenersi dei sottoprodotti. Chi vuole lavorare in questo settore deve conoscere anche questo ed è importante che queste informazioni arrivino anche ai consumatori finali. Il progetto Social Farming consiste anche in questo, ed è quello che stiamo facendo con l’aiuto di The Coca-Cola Foundation che è il primo acquirente di prodotto agrumicolo destinato alla trasformazione».