martedì, Dicembre 3, 2024
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Se la memoria vacilla, Hitler non è mai esistito

da sin – Furio Colombo, Toni Jop, Vittorio Pavoncello, Valerio De Cesaris

Sono affidate ad un libro: “Hitler non è mai esistito. Un memorabile oblio” – presentato alla Camera dei deputati in occasione della Giornata della Memoria – le riflessioni di Furio Colombo e Vittorio Pavoncello su una delle prime e più dirompenti fake news con cui ci si sia dovuti confrontare: la negazione della Shoah.

In un momento di riflessione condivisa con lo storico Valerio De Cesaris e il giornalista Toni Jop, si è cercato di analizzare non solo il negazionismo su una delle pagine più oscure dell’umanità, ma la sua inquietante diffusione assunta oggi – attraverso uno spread infinito di notizie false – in molteplici contesti. Uno strumento potente e dirompente (il negazionismo è alla base di ogni fake news), surreale, finalizzato a far vacillare la nostra memoria, distraendo l’attenzione e alterando la nostra capacità complessiva di giudizio.

Negare ad esempio la Shoah, sottolineano gli autori, è come sconfessare l’avvenuta esistenza di Hitler. Eppure che Hitler ci sia stato non solo non lo si mette in dubbio, anzi a lui adesso, in maniera sempre più preoccupante in Europa, si inneggia. E allora qual è la finalità dietro questa lampante falsità che vuole relegare lo sterminio degli ebrei in uno spazio e un tempo mai accaduto?

Distorcendo la realtà ed insieme la nostra ragione – suggeriscono gli autori – la seduzione dell’autoritarismo dell’estrema destra può finalmente di nuovo avvolgerci, facendo scivolare nell’oblio le nefandezze con cui si consolida: quel percorso di limitazione progressiva di tutte le libertà collettive e individuali fino a quella più basilare, il diritto stesso in quanto persona di esistere.

Un percorso che non mette al sicuro nessuno di noi, in cui la difesa della superiorità di una razza ha proprio con Hitler già storicamente mostrato di essere un mero pretesto, un raffinato inganno persuasivo per le menti di molti, utilizzato invece esclusivamente per l’affermazione di un potere autoritario, assoluto, di un piccolo gruppo di persone che a questo anelano.

Uno scenario già accaduto su scala mondiale e che continua a volersi imporre, serpeggiando nella trama delle nostre democrazie ancora molto giovani. Ricordare atteggiamenti, fatti, azioni che hanno permesso l’avvio di questo terribile cammino è – chiosano gli autori – la nostra più potente ed efficace arma.

Anche se è fondamentale storicizzare la Shoah – ha sottolineato De Cesaris, nel corso della presentazione – non confondendola con la violenza di altri episodi razzisti che riguardano i nostri giorni, allarma il crescente odio nei confronti dell’attuale ondata migratoria che pone una seria questione sull’effettiva capacità dell’Unione europea di difendere i valori fondanti sui cui si è costituita.

Principi che dalla sigla dei Trattati di Roma l’avevano allontanata – sembrava definitivamente – dagli ideali propri delle nazioni romantiche dell’800, centrate sull’esaltazione del legame etnico di sangue e sulla mitizzazione del concetto di Patria. Proprio sulle macerie di una guerra devastante, si era scelto un nuovo cammino basato invece sulla condivisione, la solidarietà e la profonda collaborazione fra i Popoli.

Pressati anche dalla paura indotta dal fondamentalismo islamico – ha commentato Tony Jop prendendo spunto dai recenti accadimenti che in Polonia hanno coinvolto quasi un milione di persone in una preghiera collettiva a ridosso delle frontiere contro la minaccia di quella che viene indicata come invasione straniera – assistiamo sempre più alla diffusione di un linguaggio del paradosso che si mostra vincente al di là dell’impianto teatrale che guida i soggetti che lo animano.

La memoria di tutti sembra così scivolare verso un pericoloso oblio e la platea smette – oggi come allora – di essere reattiva di fronte alla crudeltà.

Quel lontano 27 gennaio 1945, quando con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz si pose fine all’orrore nazifascista, segna anche la conclusione di quella che Pavoncello definisce la prima guerra razziale planetaria affrontata dall’umanità. La Giornata della Memoria – ha ribadito Pavoncello – non deve essere vista solo come un memento per il dolore di tutte le vittime di quello sterminio, ma rappresenta anche il momento storico in cui la determinazione di una fulgida ragione ha sconfitto la follia irrazionale dell’autoritarismo. In questa chiave assume la sua dimensione di vittoria e speranza, che non può che essere condivisa e festeggiata da tutti.

Cristiana Persia

 

 

 

 

 

 

 

Furio Colombo, Vittorio Pavoncello
Hitler non è mai esistito. Un memorabile oblio
Ed. Celid, p.127, 10 euro

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