Preoccupa la decisione Ue sull’olio tunisino
Tutti scontenti per l’ok dato all’importazione aggiuntiva, senza dazi, di 35 mila tonnellate aggiuntive per il 2016 e il 2017. Coldiretti, Agrinsieme e Unaprol sottolineano i rischi di frodi per i consumatori italiani. Martina: “Fermamente contrario” a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino
Tutti scontenti della decisione presa oggi dal Parlamento europeo sulle misure di emergenza comunitarie che concedono l’import – senza dazi – di 35 mila tonnellate aggiuntive di olio extravergine di oliva dalla Tunisia per il 2016 e il 2017. Le organizzazioni del settore, i parlamentari (europei, nazionali, regionali) di tutti gli schieramenti (con pochissime eccezioni) si sono detti insoddisfatti e preoccupati per la decisione del Parlamento di Strasburgo che, con 500 voti favorevoli, 107 contrari e 42 estensioni, ha dato il via in Italia ad una stura di dichiarazioni negative e di accuse specifiche. Soprattutto contro il Governo – che non avrebbe tutelato i nostri produttori ed il made in Italy – e in particolare contro il PD, partito cui appartiene Federica Mogherini, capo della diplomazia Ue che ha fatto nascere il provvedimento (anche se alla fine ha lasciato aperti degli spazi di manovra).
Coro unanime di mugugni e accuse, come si è detto, da parte degli operatori; e proprio nel giorno in cui Coldiretti ha organizzato a Catania una manifestazione di protesta a supporto dei prodotti agricoli e ortofrutticoli meridionali, alla quale hanno partecipato numerosi operatori oltre a molti parlamentari nazionali e regionali. Forte il grido di allarme che la Confederazione, ed insieme ad essa Unaprol (l’associazione dei produttori oleicoli nazionali) ed Agrinsieme (il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari) hanno lanciato sui possibili danni per i produttori di olio extravergine italiano e per i consumatori, che potrebbero veder aumentare il rischio frodi.
Coldiretti ha sottolineato che nel 2015 in Italia le importazioni di olio di oliva dalla Tunisia sono aumentate del 481%, per un totale di oltre 90 milioni di chili. Il nuovo contingente agevolato va inoltre ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano.
La Coldiretti pone poi l’accento sulla necessità di aumentare i controlli sulla contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari italiani, che ha ormai superato i 60 miliardi di euro, quasi il doppio delle esportazioni, e costa all’Italia trecentomila posti di lavoro. Tra l’altro, l’aumento dell’import dalla Tunisia arriva dopo un annus horribilis per l’olivicoltura italiana, che vedeva nel 2016 un anno importante per la ripresa.
Altrettanto critica la posizione di Agrinsieme, i, secondo cui le migliorie introdotte in prima lettura sotto la spinta degli eurodeputati italiani sono del tutto insufficienti ed è assolutamente necessario “alzare il livello di attenzione nell’attività di controllo per contrastare possibili contraffazioni e far emergere il vero prodotto italiano”. Agrinsieme chiede quindi che “non si abbassi la guardia” e che si valuti la possibilità di introdurre al provvedimento l’emendamento della Comagri che prevedeva le licenze mensili, “”anche accogliendo gli spazi che la Mogherini sembra abbia lasciato aperti. In tal senso – conclude Agrinsieme – la fase gestionale del contingente e la revisione intermedia dell’articolo 6 rappresentano l’ultima opportunità che il Governo non deve farsi sfuggire”.
Per Unaprol, il consorzio olivicolo italiano, gli olivicoltori italiani “pagano ancora una volta per un accordo che nessuno voleva, ma che l’Europa ha voluto a tutti i costi” e annunciano che saranno “a fianco di Coldiretti con la mobilitazione per vigilare e chiedere più puntuali controlli sulle importazioni”.
Ma, a parte l’insoddisfazione delle organizzazioni agricole, la decisione del Parlamento europeo è stata soprattutto l’occasione, per i rappresentanti politici di opposizione (e non solo), di lanciare una bordata di accuse al Governo, al ministro Martina e a tutto il PD, rei di non aver difeso gli interessi dei nostri operatori e della produzione “made in Italy”. E questo anche se gli esponenti del PD all’Europarlamento si sono adoperati per minimizzare l’impatto del provvedimento, come ha sottolineato Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale a Strasburgo (che, peraltro, ha votato no al provvedimento stesso).
Secondo De Castro, le misure approvate dal Parlamento europeo hanno recepito alcuni emendamenti presentati dalla Commissione Agricoltura e votati dalla plenaria lo scorso 25 febbraio sull’obbligo di tracciabilità delle merci provenienti dalla Tunisia, per garantire che l’olio sia davvero interamente prodotto in quel Paese e il divieto di prorogare la misura oltre i due anni già previsti. Inoltre, è prevista anche una valutazione intermedia dell’impatto di queste misure sul mercato e l’impegno a rivedere la norma nel caso in cui i produttori di olio extravergine europei dovessero essere danneggiati. Infine – ha sottolineato ancora De Castro – il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, si è impegnata a lavorare per la suddivisione mensile del contingente extra quando l’esecutivo Ue si occuperà del regolamento attuativo.
Da parte sua il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, ha ribadito di essere “fermamente contrario” a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino e ha annunciato che l’Italia, se non avrà garanzie, “continuerà a opporsi all’adozione del regolamento da parte della Commissione”. Nel frattempo gli organismi di controllo del Ministero, a partire da Capitanerie di Porto, Corpo forestale e Ispettorato repressione frodi “intensificheranno le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo. La filiera dell’olio italiano è tra le più controllate in assoluto e negli ultimi due anni abbiamo alzato il livello della risposta contro possibili frodi come mai accaduto in passato”, ha aggiunto il ministro.
Gli ha fatto eco il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Luca Sani (sempre del PD), rimasto “con l’amaro in bocca” per la decisione dell’assemblea plenaria di Strasburgo. “Il nostro Governo e il Parlamento – sostiene Sani – stanno lavorando con determinazione ed efficacia per mettere l’agricoltura al centro della politica nazionale, ma non vorremmo che i nostri obiettivi e i nostri sforzi siano resi nulli da una politica Ue che non sa o non vuole tenere conto delle priorità dei paesi che la compongono. Vogliamo almeno confidare che siano state introdotte condizioni efficaci a garantire tracciabilità del prodotto, in modo da consentire alle autorità italiane di intervenire contro eventuali frodi con la capacità che gli è riconosciuta”.