Premi Pac Latte: importanti passi avanti, ma restano questioni aperte
Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, scrive al ministro Martina: è necessario intervenire sulle criticità rilevate, dalle soglie percentuali introdotte sul contenuto di proteina alle procedure sui requisiti qualitativi e igienico-sanitari.
Le modifiche introdotte sui criteri di ammissibilità dei premi per il latte della Politica agricola comune rappresentano un importante passo in avanti, che dimostra l’utilità del ricorso che abbiamo presentato innanzi al Tribunale amministrativo del Lazio nei confronti della precedente normativa. È questo il commento del presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, sui nuovi criteri di ammissibilità dei premi accoppiati Pac per le vacche da latte introdotti dal decreto ministeriale del 12 maggio.
Lo sforzo sostenuto del ministro Martina per eliminare il vincolo d’iscrizione dei capi bovini da latte nei libri genealogici o nei registri anagrafici, previsto nel precedente decreto di febbraio, è stato apprezzabile.
Ciò detto, restano alcune questioni da risolvere e dettagli applicativi da chiarire che, particolarmente in una fase delicata e incerta come quella che sta caratterizzando il settore lattiero-caseario, sono di fondamentale importanza. Innanzitutto -ha spiegato Scanavino- è opportuno rivedere le soglie percentuali introdotte sul contenuto di proteina che, qualora fossero confermate, rischierebbero di provocare nuove discriminazioni e penalizzazioni nell’assegnazione del premio, soprattutto per le aziende zootecniche situate in aree montane e nel Mezzogiorno italiano. Un paradosso visto che, come più volte ribadito, il regime del sostegno accoppiato è stato introdotto dall’Unione europea per sostenere le aziende in particolare difficoltà ed è rivolto a tutti gli operatori.
Altra questione -ha continuato il presidente della Cia- riguarda le procedure e le analisi per rispettare i requisiti qualitativi e igienico-sanitari. Il timore, in questo caso, è quello di un aumento del carico burocratico e un aggravio di costi per le aziende di allevamento, qualora fossero loro a farsene carico.
Infine, ma non meno importante, è la mancanza di chiarezza su alcuni aspetti e dettagli applicativi del dispositivo. Il riferimento all’“anno di presentazione della domanda”, quale periodo entro il quale rispettare i nuovi requisiti, ad esempio, andrebbe meglio specificato. L’attuale formulazione del decreto lascia aperti molti dubbi nel momento in cui non specifica le procedure e su quali capi debba essere determinato questo riferimento. Anche in questo caso, il rischio di sovraccaricare le aziende con un numero eccessivo di adempimenti e oneri è dietro l’angolo.
Questioni importanti -ha concluso Scanavino- che, anche in considerazione dell’urgenza dettata dall’imminente presentazione della domanda unica della Pac, ho ritenuto opportuno sottoporre direttamente all’attenzione del ministro Martina all’interno di una lettera. L’auspicio è che ci sia lo spazio e la volontà per intervenire e risolvere le criticità richiamate, a partire dalla prossima e necessaria fase applicativa che dovrà essere ultimata dagli uffici del Ministero.