Ok dei panificatori ai ddl per distinguere produzioni e farine
Se approvati ci sarà una svolta nel mercato, il consumatore sarà finalmente in grado di sapere cosa compra
Permettere al consumatore di distinguere il pane fresco artigianale da quello conservato in altre maniere, così come conoscere le farine con cui viene prodotto. Sono questi gli obiettivi che si pongono le due proposte di legge sulle quali si sono espressi favorevolmente i rappresentanti della Federazione italiana panificatori (Fippa), dell’Associazione nazionale dei panificatori (Assopanificatori) e dell’Associazione italiana panificatori e affini (Assipan), in un’audizione in Commissione Agricoltura della Camera.
Il punto sul quale hanno concordato le associazioni è che bisogna fare chiarezza nel settore informando sulle differenze tra prodotto fresco di giornata e quello sfornato anche al momento, come avviene nei supermercati, ma su basi surgelate magari provenienti dall’estero.
”Occorre colmare un vuoto legislativo che si trascina da 10 anni – ha affermato il presidente onorario di Fippa, Edvino Jerian, ricordando che la legge Bersani sulle liberalizzazioni prevedeva la distinzione tra pane fresco e non, di cui però non fu mai emanato il decreto legislativo – il nuovo testo va aggiornato alle nuove esigenze di mercato per ridare un’identità al settore, perché il consumatore deve sapere che un pane precotto surgelato o uno artigianale non sono la stessa cosa”.
”E’ un testo condivisibile dove però vanno chiariti alcuni punti – ha spiegato invece il presidente Assipan, Claudio Conti – a partire dalle autorizzazioni preventive delle Asl per l’apertura di un panificio che significherebbe tornare indietro di 20 anni”.
”Ben venga la distinzione tra i vari tipi di pane – precisa il presidente di Assopanificatori, Davide Trombini – per far capire l’importanza dell’arte artigiana dei panificatori che vuole processi di lievitazione ben diversi; una norma che va a tutela dei cittadini ma anche della tipicità e della specificità del prodotto artigianale italiano”. Secondo Trombini occorre poi battersi non solo per poter conoscee su quali farine vengono usate, se da grano duro, tenero, non raffinate o integre, ma anche sulla loro italianità; un punto sul quale occorre fare chiarezza al più presto.