martedì, Dicembre 3, 2024
Cultura del Cibo

Pane, amore e… una pizza di duemila anni fa

Dai nuovi scavi della Regio IX di Pompei emerge l’affresco di una natura morta, dove è raffigurato un lontano parente della pizza. Secondo il direttore del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel, il dipinto consente l’identificazione precisa dei cibi rappresentati.

Julia Roberts l’ha definita una sorta di storia d’amore tra pane e carboidrati. Ma quando è nata veramente la pizza? La tradizione vuole che la famosa pizza margherita sia stata creata appositamente per la Regina Margherita di Savoia nel 1889 dal cuoco Raffaele Esposito con pomodori, mozzarella e basilico, in onore dei colori della bandiera nazionale. In realtà la parola “pizza” ha un’etimologia controversa e ne parla addirittura Virgilio ne l’”Eneide”. Oggi, dopo l’ultimo ritrovamento nella Regio IX di Pompei, abbiamo una certezza in più: la cucinavano già i nostri antichi antenati duemila anni fa.

La natura morta che riemerge dai nuovi scavi nell’Insula 10 della Regio IX – Sito Parco Archeologico di Pompei

L’affresco che testimonia la sua presenza è riemerso nell’atrio di una casa dell’Insula 10, a cui era annesso un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 e il 1891. Il cantiere di scavo interessa un’area di circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio.

Il direttore del parco Archeologico, Zuchtriegel, nell’area di scavo della Regio IX – Sito Parco Archeologico di Pompei

Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati – commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – ritroviamo in quest’affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo, si domanda Zuchtriegel.

Il ministro della Cultura Sangiuliano con il direttore del Parco Archeologico nell’area di scavo – Sito Parco Archeologico di Pompei

Quello che si vede sul dipinto pompeiano di 2000 anni fa, sembra proprio una pizza, anche se all’epoca mancavano alcuni ingredienti tipici, come pomodori e mozzarella. Tuttavia, da una prima analisi iconografica dell’affresco ciò che è rappresentato sulla parete dell’antica casa pompeiana potrebbe essere un lontano antenato della pietanza moderna, elevata a patrimonio dell’umanità nel 2017 come “arte tradizionale del pizzaiolo napoletano”.

L’arte tradizionale del pizzaiolo napoletano è stata riconosciuta patrimonio dell’umanità nel 2017 – Sito UNESCO

Secondo gli archeologi del Parco Archeologico accanto a un calice di vino, posato su un vassoio di argento, è raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari, accanto a una ghirlanda di corbezzoli gialli. Queste immagini, in antiche chiamate xenia, prendevano spunto dai “doni ospitali” che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.).

La villa di Poppea a Oplontis, la moderna Torre Annunziata – Sito Parco Archeologico di Pompei

Dalle città vesuviane provengono circa trecento di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell’ospitalità, come la famosa cassata di Oplontis raffigurata nella villa di Poppea, la seconda moglie dell’imperatore Nerone, ma nessuna fino ad oggi aveva raccontato la più nota gloria culinaria nazionale. “Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori”, ha dichiarato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, anticipando l’avvio di nuove e importanti iniziative.

Il famoso affresco raffigurante un dolce tipico del luogo, la cassata, nella villa di Poppea – Sito Parco Archeologico di Pompei

Autore

  • Giornalista Pubblicista, esperta in tecniche sociali dell’Informazione, redattrice dell’Editrice cooperativa “Il Ventaglio”, addetta stampa delle cooperative pesca della Lega (ANCP), redattrice esterna della pagina agricola de “La Voce Repubblicana”, addetta alle Pari Opportunità del Gruppo di Specializzazione agroalimentare della FNSI, divenuto UNARGA, poi consigliere dell’ARGA Lazio, è stata direttrice responsabile della testata del Gruppo Archeologico di Volontari del territorio Cerite, “L’Aruspice”, per più di dieci anni. Dal 2001 è stata funzionario del Comune di Roma, per il quale ha ottenuto l’European Computer Driving Licence (ECD), e nel 2006 è stata nominata membro supplente per l’Amministrazione comunale della Commissione Pari Opportunità. Oggi in pensione anticipata, continua a coltivare la sua passione per il giornalismo e la scrittura come figlia d’arte. Suo padre, Sergio Civinini, noto giornalista dell’agroalimentare, scomparso prematuramente, è stato per innumerevoli anni vicepresidente dell’allora Associazione Stampa Agricola, Gruppo di Specializzazione della FNSI, oggi UNARGA.

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