Obama converte al green i siti contaminati
di Cristiana Persia
Le “best practices” sono quell’insieme di procedure da eseguire per ottenere, a parità di risorse, il miglior risultato. Non a caso il termine è inglese e forse oggi, almeno in campo ambientale, sembra assumere una paternità tutta americana.
Con il progetto RE-Powering America’s Land e la riconversione dei siti più inquinati a location per la produzione di energia green, l’amministrazione USA sta dimostrando che non solo è possibile mettere in piedi un efficiente e valoriale sistema di approvvigionamento energetico da fonti alternative, ma lo si può realizzare rimanendo in un quadro ecologico a 360°, intervenendo e recuperando proprio quelle aree in cui più pesante è stato l’accanimento distruttivo umano.
E’ infatti di ieri l’annuncio da parte del Dipartimento ambientale USA di aggiornare la lista dei siti idonei ad impiantare fonti di produzione di energia rinnovabile e di triplicare il numero dei luoghi considerati conformi: da 24mila a 66mila, includendovi, fra gli altri, i terreni contaminati, le discariche e le cave minerarie presenti nel Paese. Posti che da sempre sono stati considerati un vero danno per le comunità di riferimento, adesso possono tornare a nuova vita, offrendo nuovo vantaggio per la collettività ed il suo ambiente.
La possibilità di trasformarli da passività ad attività per la nazione è legata ovviamente alle possenti infrastrutture presenti su queste aree e alla loro passata ma valida interconnessione con la rete energetica nazionale.
La dismissione dell’operatività di questi siti è infatti quasi sempre avvenuta solo per i costi non più sostenibili dall’impatto ambientale prodotto.
Esclusivamente per l’energia solare il Dipartimento per l’ambiente americano ha individuato 10.000 siti contaminati che potrebbero ospitare impianti fotovoltaici con potenza di picco da 300 Kw o – tecnologia permettendo – superiori, rendendo possibile per questi luoghi produrre da soli un quantitativo di energia solare 30 volte maggiore di tutta quella che già si produce negli Stati Uniti.
E’ facile prospettare che l’obbiettivo di raddoppiare entro il 2020 l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, lanciato da Obama con il suo piano di azione per rispondere al cambiamento climatico, possa esser considerato oggi decisamente più concreto.