Non c’è scampo per il cenone di Natale?
In pochi anni la pesca adriatica crollata del 21%. Nasce Adriatic Recovery Project, un’alleanza tra attivisti e scienziati per salvare l’Adriatico
Siamo agli sgoccioli. Per il Mediterraneo, e in particolare per Adriatico, se non corriamo ai ripari non ci sarà scampo. In senso letterale e in senso figurato. L’accorato appello arriva da Adriatic Recovery Project, un’alleanza di organizzazioni non-governative e istituzioni scientifiche, coordinata da MedReAct, in collaborazione con l’Università di Stanford, il Politecnico delle Marche, Legambiente e Marevivo.
A dirci che non possiamo più aspettare sono gli impressionanti dati sulla pesca forniti dalla Commissione europea: il 96% degli stock ittici dell’UE in Mediterraneo sono sovrasfruttati, provocando in Adriatico un crollo del 21% delle catture della pesca italiana. Per alcune specie molto richieste dai consumatori la situazione è ben più drammatica, con cali del 45% per il nasello (tra il 2006 e il 2014) e del 54% per lo scampo (2009-2014).
Dati ancora più preoccupanti se si pensa che solo l’Adriatico sostiene il 50% della pesca italiana, la più importante nel Mediterraneo, che proprio in questo bacino concentra il 47% della nostra flotta industriale, soprattutto quella a strascico.
Questa intensa attività ha causato lo sfruttamento eccessivo di tutti gli stock ittici dell’Adriatico, oggi in forte declino, alterandone gli ecosistemi e producendo di conseguenza una profonda crisi nel comparto della pesca. I dati più allarmanti riguardano il merluzzo (o nasello) oggi pescato, secondo l’Unione europea, oltre cinque volte la soglia di sostenibilità, e tra le specie più richieste dai consumatori. Secondo un recente sondaggio condotto da Greenpeace, il merluzzo, dopo il tonno, è infatti il pesce preferito dagli italiani, acquistato dal 71% dei consumatori. La pesca a strascico insiste anche su aree particolarmente vulnerabili come la Fossa di Pomo, una depressione in centro Adriatico dove si trova la più importante zona di riproduzione (nursery) di scampi e nasello di tutto l’Adriatico.
In linea con le raccomandazioni scientifiche di organismi internazionali come la Commissione Generale per la Pesca del Mediterraneo, e con l’impegno assunto dall’UE durante la Convenzione sulla Diversità Biologica per garantire la conservazione del 10 per cento delle sue zone costiere e marine entro il 2020, le aree sottoposte a restrizione delle attività di pesca sono essenziali per la protezione di habitat – e per le specie ittiche che le popolano – dal sovrasfruttamento dovuto a un’eccessiva attività di pesca.