giovedì, Novembre 21, 2024
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Meloni alla guida di un governo “go and stop”

In questi ultimi 30 anni alcuni governi si sono etichettati per uno specifico DNA: fin dal primo Berlusconi, ma anche nei successivi contraddistinti dalla contrapposizione ai giudici, per incontrare poi la severità e il rigore del governo Monti, i “pieni poteri” di Renzi, le felpe di Salvini. Ed anche Giorgia Meloni non sfugge alla regola: il suo è un “esecutivo del semaforo”: dal verde, al giallo, al rosso e che i più eruditi definiscono dello stop and go (o meglio, del “go and stop”).

Parliamo di un governo nato in autunno e caratterizzato da repentine retromarce su provvedimenti da tutti votati il giorno prima, con momenti di criticità in inverno, e che si prepara ad affrontare una primavera che non si preannuncia, per lei, non proprio di rose e fiori.

Da manuale la questione della messa a gara delle concessioni balneari. Una vicenda che, di rinvio in rinvio, si trascina da quasi venti anni e che rischia, se non risolta “a breve” come ricorda il Presidente della Repubblica, di farci perdere 19 miliardi di euro del PNRR per tutelare uno storico bacino “elettorale” del centrodestra di 30 mila bagnini che ogni anno incassano oltre 15 miliardi di euro da cui però lo Stato ottiene appena 103 milioni: 6 mila euro a chilometro quadrato.

Ma qualcuno, nella maggioranza, si era reso conto che la macchina governativa stava viaggiando a fari spenti e rischiava di schiantarsi contro un muro. Non a caso il neoministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, senza darne pubblicità, alla fine dell’anno ha aumentato del 25 per cento i canoni degli attuali concessionari sperando che ciò sarebbe stato sufficiente per un’ulteriore proroga. Una “furbata” che non ha ottenuto il risultato sperato.

Il caso dei balneari è sintomatico. La categoria conta su trentamila imprenditori che ad ogni elezione hanno riversato i loro voti su di un centrodestra che ai tempi del governo Draghi si è spaccato: Lega e Forza Italia favorevoli ad una legge sulla concorrenza con lo spauracchio di perdere i finanziamenti europei, Fratelli d’Italia invece ha gridato al tradimento e nelle urne ha fatto il pieno di consensi fra i “bagnini”, le loro famiglie e l’indotto.

Che dice ora il Presidente del Consiglio contraria, allora, a “espropriare 30 mila aziende italiane” trasferendo “una nostra ricchezza turistica alle multinazionali straniere”?

Chi tradisce? Lei o Lega e Forza Italia? E perché ha nominato Ministro del Turismo Daniela Santanchè, ex socia (?) del Twiga di Forte dei Marmi di Briatore, uno dei più lussuosi e… cari stabilimenti della Versilia, sapendo che sulle concessioni balneari pesano una direttiva europea, una sentenza della Corte di Giustizia europea e due sentenze del Consiglio di Stato? E perché in questi mesi il governo non ha scritto quel decreto, cui pensava Draghi, che avrebbe dovuto avviare il censimento delle concessioni e far partire i bandi che avrebbero messo l’Italia in regola?

I “voltafaccia” li fa ora il Governo, ma anche Giorgia Meloni non scherza: oggi balneari e prima le accise sulla benzina, le polemiche sulla giustizia, la “protezione” di due fedelissimi come Donzelli e Delmastro, il superbonus edilizio, il Ministro dell’Istruzione Valditara.    

E siamo solo ai primi cinque mesi di governo!

Autore

  • Giornalista parlamentare collabora con importanti media nazionali. In Parlamento per oltre 40 anni ha seguito la storia politica del Paese, dalla prima repubblica ad oggi. Ha ricoperto l'incarico di caposervizio all'agenzia giornalistica Asca per la quale successivamente ha diretto, come redattore capo, il servizio politico-parlamentare.

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