sabato, Luglio 5, 2025
Ambiente

Mediterraneo bollente: 2024 anno più caldo di sempre

Nel 2024 il Mediterraneo ha toccato il record storico di temperatura media annuale: 21,16°C. Lo rivela il nuovo rapporto Mare Caldo di Greenpeace Italia, realizzato con l’Università di Genova e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale.

I dati raccolti in 12 aree di studio, di cui 11 aree marine protette, mostrano ondate di calore ripetute e intense sia in estate che in inverno. In Sardegna, nell’area marina protetta dell’Asinara, si sono verificate 14 ondate di calore superficiale. Alle Cinque Terre, un picco massimo di +3,65°C è stato uno dei più estremi degli ultimi decenni.

Greenpeace Italia monitora lo stato dei fondali dell’Isola Gallinara durante una spedizione nel Mar Mediterraneo.
Il Mar Mediterraneo svolge un ruolo chiave nella mitigazione del cambiamento climatico, nella produzione di ossigeno e per la nostra stessa sopravvivenza. Eppure, è il regno di chi, senza scrupoli, lo sfrutta e lo inquina. Plastica e microplastiche, sostanze chimiche, pesca distruttiva e incontrollata, gli effetti del cambiamento climatico combinati con le attività estrattive mettono a rischio la sua biodiversità unica e straordinaria.

Le anomalie termiche hanno raggiunto fino a 40 metri di profondità, colpendo habitat delicati. Le gorgonie mediterranee hanno mostrato segni di necrosi e mortalità. A Portofino, il 94% delle colonie di Paramuricea clavata risultava compromesso. A Tavolara e Ventotene è stato registrato un grave sbiancamento del corallo Cladocora caespitosa.

Stazione di monitoraggio subacqueo di Greenpeace Italia all’Isola di Ventotene per studiare l’impatto del cambiamento climatico sulla biodiversità costiera sommersa.
L’aumento della temperatura dell’acqua sta avendo effetti evidenti sulle specie più sensibili.

Tra le specie aliene più diffuse spicca l’alga verde Caulerpa cylindracea. Sono aumentati anche i pesci termofili come pesce pappagallo, barracuda e donzella pavonina.

Secondo Monica Montefalcone dell’Università di Genova, «i risultati mostrano in modo inconfutabile gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi costieri, indipendentemente dalla latitudine o dal livello di protezione».

Greenpeace chiede di estendere le aree protette e ridurre le emissioni di gas serra per salvare la biodiversità marina, sempre più minacciata da un Mediterraneo che si scalda anno dopo anno.

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