Mano al telaio e…”Fatti la sciarpa”
Il Museo della Civiltà Contadina di Anguillara ripropone l’antica arte della tessitura a mano insieme a Manifatturerranti con un vero e proprio corso. Il primo appuntamento è fissato per il 22 ottobre
di Barbara Civinini
Un’antica leggenda cinese parla del filo rosso del destino e dice che gli Dei hanno attaccato un filo rosso alla caviglia di ciascuno di noi, collegando tutte le persone le cui vite sono destinate a toccarsi. Il filo può allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si rompe mai. Questo filo l’ha raccolto il Museo Contadino di Anguillara per andare alla ricerca delle antiche tecniche della tessitura a mano, proponendo il corso “Fatti la sciarpa”.
Un’opportunità per avvicinarsi al mondo della tessitura, del fatto a mano, secondo procedure tramandate da persona a persona. Il corso, articolato in quattro appuntamenti il giovedì, è organizzato in collaborazione con Manifatturerranti, il progetto di recupero del saper fare firmato da Roberta Denni. “Un sogno – dice Roberta – iniziato tre anni fa, con l’arrivo di un bellissimo antico telaio piemontese, alla fine di un percorso di formazione presso la scuola di arti ornamentali San Giacomo di Roma e l’approfondimento delle diverse tecniche presso un Maestro di tessitura, filatura e tintura in Sardegna”.
“Per comprendere veramente la bellezza delle fibre naturali – prosegue – è necessario ripercorre tutte le fasi della loro creazione, partendo dalla tosatura delle pecore, dalla semina del cotone, imparare a filare, sperimentare la tintura a freddo e a caldo”.
E certo il Museo Contadino della Cultura popolare, con il suo mondo magico, è il luogo più indicato per riscoprire quest’antica tradizione. Roberta accompagnerà i partecipanti, che avranno a disposizione un telaio a pettine liccio con tutto il necessario, nella realizzazione di un proprio manufatto. Il corso, che si terrà nel plesso che ospita il museo, sarà preceduto da un breve seminario antropologico-esperienziale sulle tecniche di tessitura a mano.
La tessitura è un’arte vecchia quanto il modo: i primi tessitori apparvero nel neolitico. Nell’antichità la tessitura era gestita in ambito familiare, ma già presso i Romani la lavorazione della lana e del lino cominciò a essere organizzata in modo artigianale. Dopo il crollo dell’impero romano, l’attività riprese verso la metà del XII secolo grazie alla confraternita degli Umiliati e si diffuse in tutto il nord Italia. Ma è solo nel Rinascimento che raggiunse un alto livello tecnico, grazie anche all’importazione della seta. Visse un vero momento di gloria nel Regno delle Due Sicilie con gli stabilimenti reali di San Leucio voluti da Carlo di Borbone.
La poesia di quest’arte, però, si perderà con l’avvento della rivoluzione industriale. “Per la prima volta – commenta l’Associazione Culturale Sabate, che gestisce il museo – grazie alla collaborazione di una professionista del settore siamo in grado di proporre nel territorio di Bracciano un corso che riscopre una manifattura antica che va progressivamente scomparendo e che invece, anche come organizzazione che guarda alla riproposta di una civiltà contadina, ci sentiamo in dovere di trasmettere, certi che la tutela della memoria storica sia un valore per tutti”