L’invasione delle meduse nei nostri mari
di Gianluca De Angelis
Le meduse sono sicuramente tra gli animali più pericolosi e inquietanti che popolano il nostro pianeta: per chi le reputa solo un incubo durante le vacanze estive al mare, però, le notizie sono tutt’altro che rassicuranti. Nei mari italiani, infatti, la popolazione di questi strani alieni gelatinosi è aumentata, negli ultimi dieci anni, di addirittura dieci volte: sono questi i dati comunicati da Angela Santucci, biologa marina e ricercatrice dell’Istituto di Scienze Marine del Cnr di Lesina.
Le cause di questo fenomeno sono varie, ha spiegato infatti la biologa marina, ma partono tutte dall’innalzamento delle temperature globali: il fatto che i grossi pesci predatori delle meduse migrino o scompaiano nei nostri mari, infatti, fa sì che le meduse non siano più minacciate come prima. In aggiunta, i mari sono sempre più “nutrienti” e ricchi di sostanze di cui le meduse si cibano, favorendone così l’alimentazione e la popolazione: come se non bastasse, l’opera di costruzione dell’uomo, con la costruzione di dighe e di porti, crea degli ambienti ideali di vita per le meduse, che trovano il loro habitat in anfratti rocciosi proprio come i polipi.
Ma di quali meduse stiamo parlando, in questo caso? Ricordiamo infatti che sono moltissime le specie di questi animali a popolare le acque del mar Mediterraneo: negli ultimi tempi non sono mancati gli avvistamenti di meduse provenienti da zone diverse rispetto ai nostri ecosistemi, spesso tropicali o sub tropicali, arrivate da noi attraverso il canale di Suez. Alcune sono molto pericolose e possono addirittura provocare la morte, come la Caravella portoghese, avvistata al largo della Sicilia e della Sardegna, o ancora la Medusa nomade avvistata nel Canale di Sicilia, nello Stretto di Messina.
In realtà, la vera e propria invasione è di meduse nostrane, spesso innocue o al massimo capaci di provocare delle lievi reazioni urticanti: una delle principali è, ad esempio, la salpa maxima, totalmente innocua per l’uomo ma comunque dannosa per l’ambiente se presente in numeri eccessivi in una specifica area.
“La forte diffusione può causare danni agli ecosistemi”, ha detto infatti Angela Santucci, aggiungendo che “questo plancton gelatinoso compete con larve e avannotti di pesci nutrendosi del loro cibo costituito dai crostacei, invadendo così le praterie sottomarine costiere. Questa grande diffusione del plancton gelatinoso, oltretutto, può danneggiare anche l’economia della pesca ostruendo le reti dei pescatori e causando la morte dei pesci in quanto mangiano le loro uova ed embrioni, provocando un impoverimento degli stock ittici”.
Ma come contrastare questa inarrestabile sovrappopolazione? Prima di tutto tramite il contributo dei cittadini: notificare le associazioni in caso di avvistamento, usare le giuste precauzioni in caso di puntura (non grattarsi, non strofinare la zona, lavare con acqua di mare) e, infine, informarsi sugli usi culinari delle meduse. Implementare questo animale nella dieta, infatti, è un’ipotesi concreta incentivata oltretutto dalle nuove disposizioni sul novel food: trasformare le meduse in un prodotto ittico di largo consumo potrebbe essere, infatti, una gustosa e inaspettata soluzione a questa problematica.