martedì, Dicembre 3, 2024
Una veduta del Roseto comunale – Fonte: www.adaroomsbb.com
Florovivaismo

Le mille rose di Roma

Con l’arrivo della primavera, il 21 aprile, riaprirà il Roseto comunale della Capitale. Il giardino ospita circa 1.100 varietà di rose botaniche, antiche e moderne provenienti da tutto il mondo. Alcune risalgono a 40 milioni di anni fa. A maggio la tradizionale competizione del “Premio Roma”.

di Barbara Civinini

Quando siete in preda al pessimismo, guardate una rosa, diceva il poeta francese de “Le Chat noir”, Albert Samain. Dal prossimo 21 aprile sarà possibile ammirare rose di tutte le varietà visitando il Roseto comunale della Capitale, che riapre proprio nel giorno in cui si festeggia la sua antica nascita. Un’occasione da non perdere perché sfoggia una delle più prestigiose collezioni, che permette di ripercorrere la storia e l’evoluzione della rosa dall’antichità ai nostri giorni.

Il Roseto ospita circa 1.100 varietà di rose botaniche (primordiali), antiche e moderne provenienti da tutto il mondo: dall’Estremo Oriente sino al Sud Africa, dalla Vecchia Europa sino alla Nuova Zelanda. Sono presenti specie primordiali che risalgono a 40 milioni di anni fa, molto pregiate e poco conosciute, messe a dimora insieme alle rose antiche, tutte di grande originalità e bellezza.

La sua storia risale ai fasti dell’antica Roma, ai Floralia, la festa in onore di Flora, la dea della fioritura dei cereali e delle altre piante utili all’alimentazione, in cui abbondavano i divertimenti, inclusa la nudatio mimarum, anticipatrice dei futuri spogliarelli. Nel 17, l’imperatore Tiberio consacrò il tempio a Flora presso il Circo Massimo, ricostruito sulle rovine di quello innalzato in precedenza da Lucio e Marco Publicio, come racconta Tacito negli Annales.

Dunque, fin dal III sec. a.C. il luogo in cui oggi sorge il roseto era dedicato ai fiori. Fino al XVI secolo fu ricoperto di orti e di vigne, per divenire, poi, nel 1645, l’Orto degli Ebrei con annesso un piccolo cimitero della comunità. Nel 1934 il cimitero ebraico si trasferì al Verano e l’area destinata a parco dal Piano Regolatore Generale rimase incolta sino al 1950, quando ospitò l’antico roseto che si trovava sul Colle Oppio, andato distrutto dalla guerra.

L’idea di questa meraviglia si deve alla Contessa Mary Gailey Senni, appassionata di botanica. Il “Premio Roma”, istituito nel 1933, è disputato ancora oggi nel terzo sabato del mese di maggio. Il Premio apre la stagione delle manifestazioni dedicate alla coltivazione di questo fiore ed è un avvenimento importante, che precede altri importanti incontri internazionali. Le varietà arrivano persino dalla Cina e dalla Mongolia. Fra le più curiose, la Rosa Chinensis Virdiflora, dai petali di color verde, e quella Foetida, dal fiore maleodorante.

Passeggiando tra i viali si possono ammirare le rose Damascene che già fiorivano a Paestum e a Pompei, ancora oggi usate come base per essenze profumate, o le famose rose Galliche, le uniche nell’antichità di colore rosso e considerate sacre dai persiani.

Accanto alle varietà più antiche se ne trovano altre più moderne, che hanno una storia davvero particolare come la Peace ottenuta in Francia da Francis Meilland, allo scoppio della II Guerra Mondiale. Le talee di questo ibrido, furono inviate, prima che le frontiere francesi fossero chiuse, ai vivaisti che ne avevano acquistato i diritti in Italia, in Germania e negli Stati Uniti. Alla fine del conflitto, adornò i tavoli della Conferenza di Pace, a San Francisco, diventando così un simbolo della Pace. Per ammirare questa meraviglia profumata però non c’è tempo da perdere: il roseto per motivi di fioritura è aperto solo durante alcuni mesi primaverili, sino alla metà di giugno. L’ingresso è gratuito.

Autore

  • Giornalista Pubblicista, esperta in tecniche sociali dell’Informazione, redattrice dell’Editrice cooperativa “Il Ventaglio”, addetta stampa delle cooperative pesca della Lega (ANCP), redattrice esterna della pagina agricola de “La Voce Repubblicana”, addetta alle Pari Opportunità del Gruppo di Specializzazione agroalimentare della FNSI, divenuto UNARGA, poi consigliere dell’ARGA Lazio, è stata direttrice responsabile della testata del Gruppo Archeologico di Volontari del territorio Cerite, “L’Aruspice”, per più di dieci anni. Dal 2001 è stata funzionario del Comune di Roma, per il quale ha ottenuto l’European Computer Driving Licence (ECD), e nel 2006 è stata nominata membro supplente per l’Amministrazione comunale della Commissione Pari Opportunità. Oggi in pensione anticipata, continua a coltivare la sua passione per il giornalismo e la scrittura come figlia d’arte. Suo padre, Sergio Civinini, noto giornalista dell’agroalimentare, scomparso prematuramente, è stato per innumerevoli anni vicepresidente dell’allora Associazione Stampa Agricola, Gruppo di Specializzazione della FNSI, oggi UNARGA.

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