giovedì, Novembre 21, 2024
Agricoltura

La Xylella che ha devastato la Puglia ora minaccia l’Europa

di Gianluca De Angelis

La Xylella, come una mortale epidemia, si estende e minaccia le colture di ulivo di tutta Europa, con un contagio che, a una velocità di più due chilometri al mese, sta avanzando inesorabilmente verso nord dopo avere devastato le coltivazioni della Puglia. Purtroppo se ne sta parlando troppo poco ma, messe in ginocchio le colture di questa regione, la malattia rischia infatti di infettare nei prossimi anni tutto il Meridione. L’allarme lanciato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sul batterio che minaccia gran parte del territorio Ue – dove sono stati individuati altri casi di malattia in Francia, Germania, Spagna e Portogallo – purtroppo non è stato seguito da un’efficace strategia che potesse fermare il contagio, che ha trovato modo di estendersi grazie alla carenza di controlli dell’Unione Europea; carenza che ha permesso il diffondersi di materiale vegetale infetto. Infatti, secondo alcune ipotesi, questo materiale potrebbe essere stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

Nel nostro Paese il primo caso è stato accertato nel 2013 a Gallipoli, per poi vedere coinvolte le coltivazioni di Lecce, Brindisi e Taranto, con un crescendo continuo che  finora ha causato danni per un totale di ben 1,2 miliardi di euro.
Per gli ulivi della Puglia è stato un disastro: almeno 4 milioni di alberi sono già stati abbattuti e altri 30 milioni potrebbero essere eradicati per cercare di fermare la diffusione del batterio “Xylella Fastidiosa”, che provoca l’essicazione delle piante contagiate.
Colpita da questa malattia la produzione europea dell’olio d’oliva si è ridotta di quasi il 9,5 per cento con un danno di 390 milioni di euro, e le prospettive per il futuro sono tutt’altro che buone. Per l’Efsa, infatti, non esiste ancora un modo conosciuto che possa portare all’eliminazione dei batteri negli uliveti, per cui l’unico intervento possibile resterebbe quello drastico dell’abbattimento degli alberi infetti e di ogni altro albero posto nel raggio di 100 metri da quello contagiato; infatti la micidiale Xylella può colpire, oltre agli ulivi, anche altri alberi come i mandorli e gli agrumi. L’abbattimento è una misura veramente drammatica, se si pensa che potrebbe essere necessario eliminare piante centenarie o millenarie, vanto della nostra storia agricola; questa drastica soluzione, infatti, ha sollevato in passato non poche obiezioni e proteste.

I dubbi non sono ingiustificati, se pensiamo che in Puglia, per esempio, è risultato che 3.300 piante sintomatiche campionate nel 2017-18 sono risultate negative al batterio, mentre circa 1.300 ulivi sani sono risultati positivi a Xylella. Senza considerare che, sempre dai dati ufficiali, sembra che siano almeno una trentina le specie, anche erbacee, che ospitano il batterio.

Proprio per questo le preoccupazioni stanno crescendo, in quanto, sempre secondo l’Efsa non solo i Paesi mediterranei sarebbero a rischio ma anche la maggior parte del territorio europeo. Intanto degli interventi d’urgenza, anche se soltanto provvisori, potrebbero servire a combattere il dilagare del batterio, come innesti e sovrainnesti con varietà resistenti delle piante, in attesa che una cura efficace possa eliminare questa piaga.

Dal punto di vista politico, nel frattempo, in Italia qualcosa si è mosso con il Decreto Emergenzeda poco convertito in legge dal Senato e predisposto dal ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio – che ha messo a disposizione interventi concreti: 150 milioni di fondi Cipe per la rigenerazione del settore, provvidenze per gli ulivicoltori danneggiati e interventi per 8 milioni a beneficio dei frantoi del Salento impossibilitati a lavorare. Altre misure importanti sono attese anche dall’Unione Europea, come interventi a favore delle imprese e miranti a ristrutturare le aree colpite. Sembra, però, che ci sia la condizione che preliminarmente il nostro Paese dimostri di avere adottato adeguate misure di controllo dell’epidemia, come l’Europa chiede da vari anni. Questo sarà sicuramente un motivo di polemica, viste le accuse mosse dall’Italia ai carenti controlli dell’Unione, che avrebbero favorito, e forse causato, il diffondersi del batterio.

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