La “mina” Trump condiziona il mercato mondiale
La guerra dei dazi tra Europa e Stati Uniti non accenna a diminuire, e le ultime mosse sulla scacchiera da parte del Presidente americano Donald Trump stanno destando una certa preoccupazione per quello che sarà il futuro dell’economia europea. L’Europa, dall’altro lato, si sta tutelando cercando nuove partnership commerciali, come per esempio è avvenuto con il Canada con un accordo che in queste ultime ore sta facendo molto parlare di sé: il CETA.
Dopo le restrizioni di Trump alle importazioni di acciaio e alluminio, mossa alla quale l’Europa aveva poi risposto stilando una lista di decine di prodotti made in Usa sui quali sarebbe stato applicato un dazio del 25%, il rischio maggiore che si prospetta attualmente (e nemmeno troppo lontano dalla realtà) è che prenda vita una vera e propria guerra commerciale. Il Presidente americano, infatti, ha da sempre visto gli alti numeri delle importazioni statunitensi (da tempo superiori alle esportazioni) come un segnale di debolezza, ponendosi nettamente controcorrente rispetto agli economisti che invece lo reputavano un fattore che denotava il benessere economico del Paese.
Questo nuovo “protezionismo trumpiano”, comunque, non si sta rivolgendo solo all’Europa, ma sta allarmando anche la Cina: all’inizio del mese, infatti, sono stati sparati i primi colpi per quanto riguarda gli scambi commerciali tra i due Paesi, dopo l’entrata in vigore delle tariffe statunitensi del 25% su più di 800 prodotti. Il Ministero del Commercio di Pechino ha risposto ai dazi duramente, definendo le mosse di Washington come un vero e proprio “bullismo commerciale” e sottolineando come gli Stati Uniti abbiano “innescato la più grande guerra commerciale della storia dell’economia”.
Le scelte di Trump però, almeno nel primo periodo, non si sono dimostrate di efficacia immediata ma hanno avuto un effetto “backlash” nei confronti proprio degli Stati Uniti, dove molti grandi industriali si sono visti penalizzati dalle scelte di economia estera del Presidente statunitense, che si è trovato costretto a cercare nuovi appoggi altrove. Dopo le stoccate nei confronti della politica della premier inglese Theresa May sulla Brexit, Trump ha cambiato diametralmente le sue posizioni durante l’incontro ufficiale tra i due capi di governo tenutosi a Londra: si è infatti poi dichiarato pronto ad accettare “qualunque strada” il governo britannico prenderà durante i negoziati con l’Ue, ribadendo la volontà di raggiungere un accordo di libero scambio tra i due Paesi anche dopo la Brexit. In realtà Theresa May ha confessato, in un’intervista rilasciata alla BBC, di come i toni del Presidente americano siano stati molto meno accomodanti di come era apparso, tanto da consigliarle addirittura di “fare causa all’Unione Europea”, chiudendo definitivamente i negoziati attualmente in corso.
L’Europa, d’altro canto, ha già cominciato ad agire su altri fronti per tentare di arginare le conseguenze di uno scontro che potrebbe provocare seri danni all’economia europea aderendo, prima di tutto, al tanto discusso CETA, l’accordo di libero scambio Ue-Canada approvato dall’europarlamento nel 2017 e in attesa di ratifica dagli Stati membri: se l’approvazione sembrava ormai quasi certa, tuttavia, negli ultimi giorni è stato rimesso tutto in discussione dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi di Maio, che ha detto che il parlamento italiano non avrebbe ratificato l’accordo.
Gianluca De Angelis