Inflazione: prezzi in calo a febbraio, in campagna peggiora la situazione
La Cia commenta i dati diffusi dall’Istat: l’Italia è di nuovo in deflazione, con un calo diffuso dei listini per quasi tutte le categorie di prodotto. Ma è sui campi che si registrano le flessioni più alte: le arance sono pagate agli agricoltori il 39% in meno di un anno fa, i pomodori il 31% e le zucchine addirittura il 57% in meno. Il presidente Scanavino: “Sempre più urgente intervenire con risposte adeguate”.
L’Istat oggi ha confermato che l’Italia è tornata in deflazione, segnando un calo dei prezzi al consumo dello 0,3% su base annua e dello 0,2% su base mensile, per effetto di una flessione generalizzata dei listini di quasi tutte le tipologie di prodotto, a cominciare dagli alimentari non lavorati, che hanno perso l’1,2% tendenziale guidati dal crollo dei vegetali freschi (-10,9%). Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani in merito ai dati definitivi sull’inflazione a febbraio diffusi dall’Istituto nazionale di statistica.
Ma è nelle campagne che continua a registrarsi la situazione peggiore. I prezzi corrisposti agli agricoltori sono scesi solo a gennaio, secondo gli ultimi dati Ismea, del 7,9% tendenziale -ricorda la Cia- e, se si guarda alle ultime settimane, il quadro peggiora drammaticamente. Rispetto a un anno fa le arance hanno ceduto il 39% del loro valore, i kiwi il 20%, i pomodori il 31% e le zucchine sono pagate ai produttori il 57% in meno; senza dimenticare il crollo vertiginoso del prezzo del latte alla stalla, mai così basso negli ultimi anni.
Insomma “la situazione di difficoltà che sta interessando il settore primario è ormai sempre più diffusa -commenta il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- Sempre più spesso i prezzi non coprono più nemmeno i costi di produzione e, a rendere il contesto ancora più incerto, è l’assenza di risposte sul fronte diplomatico nella gestione della crisi con la Russia. Una crisi che gli agricoltori non hanno generato, ma sulle cui spalle stanno ricadendo le conseguenze. Ecco perché da un lato è necessario mettere in campo iniziative e strumenti necessari a dare risposte alle difficoltà del settore primario, aggravate dai cambiamenti climatici con eventi estremi sempre più frequenti e dall’altro -aggiunge Scanavino- lavorare per un riequilibrio dei rapporti di filiera al fine di riconoscere il ruolo centrale della componente agricola e di trasferire quel valore che ora è concentrato al consumo”.