Inflazione: i prezzi risalgono, ma i consumi restano giù. Sempre meno soldi per la tavola, anche fuori casa
Secondo la Cia, anche se il dato di ottobre porta tecnicamente fuori dalla deflazione, l’Italia resta “immobile” sul fronte dei consumi. Due famiglie su tre continuano ad arrivare a fine mese solo con tagli radicali sugli acquisti, compresi quelli alimentari. Negli ultimi tre mesi crollano ristoranti (-4%) e pasticcerie (-10%).
La risalita dello 0,1 per cento dei prezzi al consumo a ottobre, che porta il Paese tecnicamente fuori dalla deflazione, non vuol dire assolutamente che i consumi siano ripartiti. Anzi, due famiglie su tre riescono ad arrivare a fine mese solo con tagli radicali sugli acquisti, che coinvolgono anche tutta la spesa per la tavola. Fuori e dentro casa. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati diffusi dall’Istat.
Gli italiani, cioè, continuano a comprare solo l’essenziale, rinunciando del tutto a sprechi e “sfizi” culinari nell’85 per cento dei casi. E questo vuol dire innanzitutto che si tagliano di netto cene fuori e dolci della domenica, con un calo nei ristoranti (-4 per cento) e nelle pasticcerie (-10 per cento) nell’ultimo trimestre secondo un sondaggio della Cia.
Ma non solo. Più della metà delle famiglie (il 53 per cento) gira più negozi dove acquista in base a sconti, promozioni e offerte speciali -sottolinea la Cia-. Inoltre il 42 per cento privilegia i cosiddetti “formati convenienza”; il 32 per cento abbandona i grandi brand per i marchi più economici e i prodotti di primo prezzo e il 24 per cento ricomincia a fare cucina di recupero, evitando sprechi e avanzi in cucina. E soprattutto, per ben 6,5 milioni di famiglie i discount sono diventati l’unica “via” praticabile per difendersi dalla recessione.