Il Piano Ripresa e Resilienza dovrà avere un cuore agricolo
Lo ha detto la ministra Bellanova alla 1a Festa Nazionale della Confederazione AEPI. “L’agroalimentare è una straordinaria occasione per il Mezzogiorno e le nuove generazioni. Rispondere con il Recovery Fund all’esigenza di lavoro qualificato e nuova occupazione”
“Il nostro è stato ed è un Paese dalla fortissima vocazione agricola – voi oggi siete a Manduria, una capitale del vino pugliese d’eccellenza – e noi tutti dobbiamo essere capaci di rimettere questa vocazione al centro delle politiche di costruzione del futuro”. Così la Ministra Teresa Bellanova intervenendo in videoconferenza alla Prima Festa Nazionale della Confederazione Associazioni Europee di Professionisti e Imprese in corso a Manduria fino a sabato, con la prima giornata declinata su “Il futuro dell’Italia: Lavoro, Ambiente, Salute, Innovazione”.
“L’ho detto più volte ma voglio sottolinearlo ancora oggi: il Piano nazionale Ripresa e Resilienza dovrà avere un cuore agricolo. Non lo dico pensando solo ai prodotti della terra, ma all’intera filiera agricola, agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura, e alle sue straordinarie, molteplici ricadute. Importanti dovunque ma soprattutto nel Mezzogiorno, e in particolare per le piccole e piccolissime aziende che da questo possono ricavare nuovo slancio e crescita”. E ancora: “I nostri obiettivi sono evidenti”, ha proseguito la Ministra: “migliorare la competitività del settore agroalimentare, rafforzando e potenziando i contratti di filiera del settore agricolo e della pesca; creare e rafforzare le infrastrutture logistiche per favorire lo sviluppo del potenziale delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane e della pesca; rigenerare i sistemi produttivi, a partire da quelli che possono permettere all’Italia di riconquistare una posizione leader a livello mondiale facendo leva sullo straordinario patrimonio di biodiversità che caratterizza il nostro Paese e che può divenire un’occasione per tutti i territori, soprattutto quelli del Mezzogiorno”.
Agricoltura di qualità, ha voluto concludere la Ministra, “significa futuro, imprese, posti di lavoro, rigenerazione del paesaggio, tutela ambientale, innovazione, valorizzazione delle identità e tipicità, servizi di eccellenza: uno dei più importanti biglietti da visita del nostro Made in Italy. Una grande occasione per le nuove generazioni. E anche per questo ho fortemente voluto che nel Patto per l’export, siglato alla Farnesina, fosse indicata la presenza di personale specializzato nel settore agroalimentare con rango diplomatico presso le nostre Ambasciate, per meglio articolare le relazioni tra Paesi in questo settore strategico, la conoscenza reciproca, la valorizzazione delle nostre dorsali produttive e anche di quelle piccole e medie imprese che, da sole, sui mercati globali rischiano di non poter arrivare.
La nostra forza come sistema, la resilienza della filiera agroalimentare, passa anche da qui”.