giovedì, Novembre 21, 2024
Agricoltura

Camera: il biodinamico non è equiparabile al biologico

Cambiato il testo del disegno di legge in discussione a Montecitorio, che adesso torna al Senato per un ulteriore passaggio

Il disegno di legge che regolerà il settore dell’agricoltura biologica in Italia ha compiuto un altro passo importante, anche se non sarà l’ultimo, verso la sua definitiva approvazione. La Camera ha infatti varato, con 421 voti favorevoli, una modifica al testo unico in discussione, eliminando l’equiparazione dell’agricoltura biodinamica a quella biologica, e rinviando il provvedimento al Senato per una quarta lettura.

Una legge nazionale sull’agricoltura biologica (in discussione è il testo unificato di varie proposte di legge: TU 290 -Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacultura con metodo biologico) è stata infatti fortemente sollecitata da tutte le associazioni agricole che ne auspicano una rapida definitiva approvazione considerandola un passaggio fondamentale per fissare norme e standard di un settore in rapido sviluppo.

Come si è accennato, con l’approvazione dei due emendamenti pressoché identici dell’On. Riccardo Magi (+EU) e della Commissione, la Camera ha definitivamente eliminato nel testo di legge l’equiparazione dell’agricoltura biodinamica a quella biologica prevista dal comma 3 dell’articolo 1 del ddl (anche se, in altri articoli, pur non riguardando l’equiparazione, il riferimento al procedimento biodinamico continua ad apparire). Forti perplessità erano state espresse dal mondo scientifico su questa equiparazione, in particolare dal premio Nobel Giorgio Parisi e dalla Senatrice a vita Elena Cattaneo, perplessità condivise anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in occasione della lectio magistralis per l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università La Sapienza di Roma.

L’articolo 6 prevede l’istituzione di un marchio biologico 100% Made in Italy per tutti quei prodotti biologici ottenuti esclusivamente da materia prima nazionale. Nell’articolo 7 è prevista l’adozione di un Piano d’azione nazionale per la produzione biologica e i produttori biologici che tra i principali obiettivi ha quello di agevolare la conversione al biologico, incentivare il consumo dei prodotti biologici con particolare riferimento alla ristorazione collettiva e negli enti pubblici, migliorare il sistema di controllo e certificazione.

Nel testo approvato figura poi l’istituzione di un Piano nazionale delle sementi biologiche e di un Fondo per lo sviluppo della produzione biologica. L’articolo 13 del provvedimento definisce la disciplina dei distretti biologici – area geografica naturalmente vocata al biologico dove produttori biologici,  amministrazioni locali e società civile coinvolta stringono accordi per la gestione sostenibile delle risorse di tutta la filiera – estendendola anche ai sistemi produttivi locali favorendo così l’integrazione con le altre attività economiche presenti, oltre ovviamente alle aree rilevanti dal punto di vista ambientale già integrate nella legislazione precedente.

Soddisfazione per l’approvazione del disegno di legge alla Camera è stata espressa da tutte le organizzazioni agricole, che ne sollecitano il definitivo varo entro la legislatura: per la CIA la legge specifica per il settore «può rappresentare un’opportunità cruciale per esplorare e capitalizzare tutte le potenzialità produttive del comparto, sia a difesa dell’ambiente che della salubrità dei prodotti e per un forte legame con i territori di produzione. Il Ddl contiene misure importanti per favorire l’ulteriore crescita dell’agricoltura bio che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro».

Dello stesso tenore il giudizio di Franco Verrascina, presidente della Copagri, secondo il quale è anche importante «intervenire per ridurre i costi e gli oneri burocratici che gravano sulle spalle di tutti i produttori agricoli, agendo poi sulla leva fiscale e mettere in campo determinate azioni che, in una congiuntura particolarmente delicata quale quella attuale, possano contribuire a rilanciare i consumi, anche attraverso il rafforzamento delle relazioni con la GDO».

Da parte sua il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha sottolineato come «per rispondere alle richieste dell’Europa sul green deal, dobbiamo agevolare la transizione al biologico di parte delle nostre produzioni e per farlo servono norme precise visto che le imprese sono in difficoltà a causa di un chiaro vuoto di carattere normativo a cui chiediamo di porre rimedio. Con 70mila produttori siamo il Paese leader in Europa per numero di imprese impegnate nel biologico e dobbiamo sostenere un settore con ampie opportunità di crescita economica ed occupazionale».

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