sabato, Maggio 4, 2024
Agricoltura

Grano duro, con “Fruclass” arriva il rating produzione-qualità

Il nuovo sistema nasce dall’impegno comune di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assosementi, Cia-Agricoltori Italiani, Compag, Confagricoltura, Copagri, Italmopa e i pastai di Unione Italiana Food

La filiera grano duro-semola-pasta scende in campo con una nuova proposta, “Fruclass”, che ha la finalità di valorizzare e premiare l’approvvigionamento di materia prima nazionale di qualità, attraverso una metodologia di rating delle produzioni su cui basarsi per scrivere una pagina nuova nella determinazione del prezzo, garantire premialità alla filiera e soddisfare la crescente richiesta di qualità dei consumatori.

La nuova metodologia di rating è stata presentata oggi a Palazzo Della Valle, sede di Confagricoltura che, assieme a Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assosementi, Cia-Agricoltori Italiani, Compag, Copagri, Italmopa e i pastai di Unione Italiana Foodha firmato il protocollo d’intesa “Filiera grano duro-pasta di Qualità” sulla base del quale l’Università degli Studi della Tuscia ha elaborato i parametri e le statistiche di classificazione qualità.

Alla presentazione del primo triennio di sperimentazione dell’innovativo sistema “Fruclass” sono intervenuti, tra gli altri, il sottosegretario alle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, ed il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella. Il nuovo sistema ha la particolarità, innanzitutto, di individuare una soglia di ingresso nell’area della qualità, definita da parametri fissi concertati tra tutti i rappresentanti della filiera, ovvero il 13% di proteina e 78 kg/hl di peso specifico. È stato inoltre elaborato un sistema di classificazione del grano di alta qualità ponderato sui risultati della singola annata, in modo da poter definire un riferimento nazionale con cui distinguere in modo oggettivo le classi di qualità e quotare la produzione italiana.

In uno scenario di ampia diffusione di “Fruclass”, si arriverà ad avere una filiera che a fine luglio attende il dato finale della campagna e prende coscienza della classe di qualità entro la quale potrà collocare il prodotto. Nell’intenzione delle sigle che hanno promosso l’iniziativa, “Fruclass” rappresenta inoltre una bussola indispensabile per non perdere la rotta tracciata dai contratti di filiera e per avere dei riferimenti condivisi con cui indirizzare e distribuire la premialità.

Come ha evidenziato il professor Emanuele Blasi, delDipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici, Agro-alimentati e Forestali dell’Università degli Studi della Tuscia, presentando il triennio di sperimentazione del sistema “Fruclass”, la filiera che ha aderito al sistema produttivo di qualità ha registrato passi in avanti nel triennio e lo scorso anno il 40% delle tonnellate di prodotto rientrava, sulla base dei due parametri di proteina e peso specifico di riferimento qualitativo, nella fascia di alta qualità rispetto al 37% del 2019 e al 32% del 2020.

“Fruclass è un sistema ambizioso e innovativo, che ha puntato a riconoscere e a premiare quanti nel nostro Paese tutelano e garantiscono l’approvvigionamento di materia prima nazionale di qualità – ha affermato il sottosegretario Centinaio – Con questa piattaforma è stato fatto un importante lavoro come filiera grano duro-semola-pasta, con il quale si è andati a dare una risposta concreta per la crescita del settore e per andare incontro alle richieste dei consumatori, che vogliono sempre di più materie prime e prodotti Made in Italy”.

“Mi complimento per questa operazione di monitoraggio che va avanti da anni e che dimostra come la qualità si può raggiungere premiando al contempo i produttori – ha evidenziato l’onorevole Filippo Gallinella – Per fare un buon prodotto, tutta la filiera deve lavorare in maniera ottimale con prodotti di livello, ma senza un monitoraggio costante non si può raggiungere l’eccellenza che contraddistingue il Made in Italy, perché è sulla qualità e non sulla quantità che possiamo giocare in maniera vincente la nostra partita. L’auspicio è che ciò diventi un sistema utilizzato dal Paese”.

“I dati del triennio di sperimentazione – ha osservato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – dimostrano un effetto significativo, che era peraltro il motivo per cui decidemmo di fare questo bel percorso con le altre associazioni, soprattutto quello di qualificare la produzione di grano duro nazionale in un’ ottica di verticalizzazione della filiera, andando a creare vantaggio per il modello Paese, un modello, che lo ricordo a tutti, è un modello mondiale, perché quando si parla di pasta italiana siamo leader indiscussi e mantenere la leadership a livello globale non è cosa semplice. Lo si può fare solo attraverso l’interazione di tutti gli attori della filiera. E i numeri del rapporto dimostrano che mettersi qualche anno fa tutti intorno a un tavolo ha prodotto per i nostri associati evidenti vantaggi”.

“La promessa italiana è quella di una gastronomia migliore – ha rilevato Paolo Barilla, vicepresidente vicario di Unione Italiana Food – Oggi è una gastronomia che si apre a esigenze diverse, canali diversi, servizi diversi e anche tempistiche diverse. Non è possibile fare un prodotto eccellente se non partiamo dall’agricoltura per conoscere meglio l’origine del prodotto. E’ una strada dovuta, siamo entusiasti di partecipare a questo progetto, trovare un accordo con l’agricoltura è una grandissima opportunità, perché c’è una parte istituzionale e una scientifica che è anche garanzia di equità di rapporti, quindi è una strada da proseguire con grande forza”.

“I dati della sperimentazione Fruclass hanno una importanza assoluta – ha osservato Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari – perché ci consentono di dimostrare che l’Italia produce grano di qualità. I dati sulla qualità sono funzionali anche per vincere alcune sfide dei cambiamenti climatici. Ora dobbiamo diventare protagonisti di questi dati e dare più forza al settore mettendo in condizione la filiera di sapere in tempo reale le caratteristiche della campagna”.

Franco Verrascina, presidente di Copagri, ha concluso gli interventi chiedendo alla politica “e a tutti quelli che ci stanno seguendo, di credere e investire concretamente in uno strumento che ha saputo dimostrare in questi anni di poter essere veramente funzionale allo sviluppo del comparto, e i dati presentati dall’Università della Tuscia sono esemplari in tal senso. Tale strumento, nei nostri intenti, dovrà andare concretamente ad affiancare le attività dei tavoli di settore promossi dal Mipaaf, che auspichiamo possano presto cominciare a dialogare tra di loro fino ad arrivare a integrarsi, sempre nell’ottica di sinergia e di comunione d’intenti che ha da sempre contraddistinto le attività delle associazioni firmatarie del protocollo d’intesa della filiera grano duro-pasta, e portare in un futuro, che auspichiamo non sia troppo lontano, alla definizione di un vero e proprio Piano cerealicolo nazionale”.

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