venerdì, Agosto 1, 2025
Agricoltura

Giovani e agricoltura: la FAO lancia l’allarme e traccia la via per il futuro

Il futuro dell’agricoltura passa dalle nuove generazioni. Con 1,3 miliardi di giovani tra i 15 e i 24 anni nel mondo, la FAO ha pubblicato un nuovo rapporto dal titolo “The Status of Youth in Agrifood Systems” per richiamare l’attenzione globale sull’importanza strategica del loro coinvolgimento nei sistemi agroalimentari.

Il documento, definito dallo stesso direttore generale della FAO QU Dongyu come “una valutazione basata su dati concreti per trasformare l’agricoltura partendo dal protagonismo giovanile”, sottolinea il potenziale trasformativo delle nuove generazioni in un contesto segnato da sfide senza precedenti: dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, passando per lo spopolamento delle campagne e la scarsità di risorse.

Giovani, agricoltura e disuguaglianze globali

Oggi l’85% dei giovani nel mondo vive in Paesi a basso o medio reddito, dove l’agricoltura rappresenta ancora la principale fonte di sussistenza. Tuttavia, l’accesso a opportunità concrete resta limitato: il 20% dei giovani è escluso da lavoro, istruzione o formazione (NEET), con le giovani donne doppiamente penalizzate.

La FAO stima che colmare questo divario – offrendo opportunità ai giovani tra i 20 e i 24 anni non occupati – potrebbe portare un incremento del PIL mondiale pari all’1,4%, ovvero circa 1.500 miliardi di dollari. Di questi, il 45% deriverebbe direttamente da attività legate ai sistemi agroalimentari.

Attualmente, il 44% dei giovani occupati nel mondo lavora nell’agroalimentare, con punte dell’82% nelle aree colpite da crisi prolungate e appena il 23% nei sistemi industrializzati. Nonostante ciò, la quota complessiva è in calo: dal 54% nel 2005 al 44% nel 2021. Parallelamente, la sicurezza alimentare giovanile è peggiorata: tra il 2014 e il 2023, l’insicurezza alimentare tra i giovani è passata dal 16,7% al 24,4%.

Il report evidenzia anche dati demografici significativi: il 54% dei giovani vive in aree urbane, mentre solo il 5% dei giovani nei Paesi industrializzati risiede in zone rurali. In molte regioni, come l’Africa subsahariana, le popolazioni giovanili aumenteranno del 65% entro il 2050, aggravando la pressione su occupazione, sistemi alimentari e migrazioni.

Per affrontare questa sfida, la FAO propone un approccio in tre parole chiave:
Inquire more – colmare i vuoti informativi con più dati e ricerca;
Include more – amplificare la voce dei giovani nei processi decisionali;
Invest more – destinare investimenti mirati per l’inclusione economica.

Tra le azioni concrete suggerite:

  • aumentare gli investimenti in formazione e infrastrutture moderne per rendere l’agricoltura più attrattiva;
  • creare strumenti di credito e accesso alla terra per i giovani;
  • migliorare le reti digitali per collegare i giovani agricoltori ai mercati globali;
  • offrire vie sicure e strutturate per la migrazione giovanile, contrastando il lavoro informale e precario.

Una transizione indispensabile

Il rapporto della FAO è un chiaro invito alla politica internazionale: se non si investe nei giovani oggi, il rischio è un tracollo dell’intero sistema agroalimentare nel prossimo futuro. In un contesto in cui il cambiamento climatico e la crisi demografica minano la sicurezza globale, i giovani rappresentano non solo un segmento vulnerabile, ma soprattutto una risorsa chiave per guidare la transizione verso modelli agricoli più resilienti, inclusivi e sostenibili.

Come conclude QU Dongyu: “Empowering youth means empowering our future food systems”.

Autore

  • Carlotta Maurizi

    Laureata in Lingue e attualmente studentessa magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo Sviluppo, ha maturato vasta esperienza nella comunicazione sociale, nella gestione di siti web e canali social per enti pubblici e associazioni. Appassionata di cultura, volontariato e progetti di impatto sul territorio, specialmente nella zona del basso Lazio dove è nata e risiede.

    Visualizza tutti gli articoli
Hide picture