giovedì, Maggio 16, 2024
Ambiente

Giornata mondiale degli Oceani. Milioni le firme per bandire la plastica

L’8 giugno al via la XXV Giornata Mondiale degli Oceani indetta dall’ONU

Una petizione firmata da oltre un milione di persone, per chiedere la messa al bando della plastica monouso entro i prossimi 5 anni, è stata presentata durante la conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani in corso a New York.

La petizione, lanciata sulla piattaforma Avaaz, è stata consegnata al Programma Onu per l’ambiente (Unep), a sostegno della campagna #CleanSeas contro i rifiuti in mare. Al momento sono una ventina i Paesi che hanno espresso supporto alla campagna Onu con cui si sollecitano i governi a fermare l’utilizzo di oggetti in plastica monouso e microsfere presenti nei prodotti cosmetici, dagli scrub ai dentifrici, entro il 2022.

“Finora più di 20 nazioni si sono impegnate a ridurre i rifiuti di plastica, ma c’è bisogno che molti di più salgano a bordo se vogliamo dare un taglio drastico agli 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici che ogni anno finiscono negli oceani”, ha detto il capo dell’Unep, Erik Solheim. Per Dalia Hashad, direttore della campagna di Avaaz, “oggi ci troviamo di fronte a una decisione: vogliamo che i nostri oceani siano colmi di pesci colorati, acqua pulita e barriere coralline o vogliamo che siano soffocati dai rifiuti di plastica? Oltre un milione di cittadini nel mondo stanno dicendo ai nostri leader che la loro scelta è chiara”.

Lo studio del WWF

Il Wwf ha condotto una recente indagine pioniera all’interno di una ricerca durata 7 anni nel Santuario Pelagos con biopsie di tessuti prelevati da circa 100 esemplari di cetacei: le analisi hanno mostrato un’elevata contaminazione di questi animali a sostanze tossiche. Nei tessuti di balenottere comuni, capodogli e globicefali sono state trovate tracce di ftalati, un additivo delle materie plastiche. Le femmine dei cetacei risultano meno contaminate degli esemplari maschi, per via dell’effetto di disintossicazione che avviene durante l’allattamento con cui trasferiscono i propri contaminanti al piccolo. Globicefali e capodogli risultano più contaminati tra quelli analizzati rispetto agli esemplari che si trovano nell’Atlantico, a conferma della ‘particolarita” del Mare Nostrum. Queste due specie sono infatti predatori all’apice della catena alimentare marina e quindi sono soggette a maggiori concentrazioni. La media di concentrazione del Dehp (lo ftalato più tossico) scoperta nei campioni di tessuto dei cetacei è di 1060 microgrammi per chilo, molto alta considerando che il livello ‘sentinella’ è di 300 microgrammi per chilo.

Gli ftalati hanno effetti tossici sulla fertilità e sullo sviluppo del feto. Sono considerati anche interferenti endocrini e alcuni di essi sono classificati come cancerogeni. Il fatto più grave è che, contrariamente ad altre sostanze tossiche, gli ftalati vengono metabolizzati rapidamente: questo dimostra quanto l’inquinamento per i cetacei che vivono nel Santuario Pelagos sia persistente. Inoltre, a differenza di globicefali e capodogli, il modo con cui si nutrono le balenottere, filtrando grandi volumi di acqua per estrarre il cibo, li rende particolarmente vulnerabili alla contaminazione da microplastiche.

Tutti questi risultati sono un indicatore chiaro della situazione dei cetacei in tutto il Mediterraneo e non solo nel Santuario. Ed è proprio la lotta all’inquinamento da plastiche- “Encouraging solutions to plastic pollution”- il messaggio focus della Giornata Mondiale Oceani-World Oceans Day – che si celebrerà domani in tutto il mondo e che il Wwf ha scelto per lanciare la sua Campagna #GenerAzioneMare.

#GenerAzioneMare

La Campagna prevede attività e progetti su 5 fronti cruciali per risolvere la crisi dei mari: lotta all’inquinamento, alla pesca eccessiva e a quella illegale, sostegno alla pesca sostenibile e educazione al consumo responsabile, difesa delle specie, come tartarughe e cetacei, tutela degli habitat costieri e di quelli con alto valore di biodiversità, come il Santuario Pelagos. Il lancio si collega anche agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per difendere il Capitale Blu discussi nella prima Ocean Conference in corso in questi giorni a New York. “La contaminazione da plastica per balene, capodogli e globicefali che vivono nel Mare Nostrum dovrebbe essere un segnale di avvertimento per la nostra salute. Già gli studi della professoressa Cristina Fossi, dell’Università di Siena, avevano dimostrato la forte concentrazione di microplastiche nell’area del Santuario Pelagos. Ma l’inquinamento da sostanze chimiche rilasciati dalle plastiche è solo uno dei pericoli che corrono i nostri mari. Per questo vogliamo creare una GenerAzione Mare che sia consapevole dell’importanza del valore degli oceani e allo stesso tempo capace di difenderlo da chi continua a impoverirlo – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente di Wwf Italia – Se l’Oceano fosse un paese rappresenterebbe la settima economia mondiale. Il suo valore è stimato di almeno 24.000 miliardi di dollari tra prodotti ‘diretti’ come la pesca, e indiretti come turismo, educazione ed anche sottrazione di CO2 e biotecnologie. In questi anni abbiamo eroso questo ‘fondo di investimento pubblico’ sconosciuto, minacciando così le generazioni future. Questa rotta distruttiva può essere invertita con azioni chiave su sviluppo sostenibile, riduzione dell’inquinamento a partire dalle micro e macro plastiche, riduzione gas serra, tutela degli habitat, recupero degli stock ittici, cooperazione internazionale, partenariati pubblici e privati e tanta informazione”.

Per rappresentare le azioni concrete degli alleati del Wwf su questi campi di azione 11 testimoni della difesa del mare racconteranno la propria esperienza nella kermesse di Napoli dedicata a “Chi sta salvando i nostri mari?”. Ricercatori, pescatori, volontari, aziende, sportivi, gestori di aree protette, tante voci che raccontano la propria passione ‘attiva’ in difesa del Capitale Blu. La Presidente di Wwf Italia, Donatella Bianchi cita le parole della ‘regina’ della ricerca dell’ambiente marino, l’oceanografa statunitense, Sylvia Earle, in una sua recente intervista: “La buona notizia e’ che c’e’ ancora speranza per salvare gli oceani: quando un tratto di mare viene risparmiato dalle attività umane, questo riprende a vivere in modo straordinario”. Il ruolo della ricerca nei mari profondi e’ anche il tema di Roberto Danovaro, prof. Biologia e Ecologia Marina Universita’ Politecnica delle Marche e Presidente Stazione Zoologica A. Dohrn che illustra come sia possibile ‘restaurare’ i fondali marini degradati. Tra le testimonianze quella di Roberto Ingargiola, un capitano e pescatore di Mazara del Vallo che ha deciso di vedere con i suoi occhi le esperienze di pesca sostenibile più avanzate a bordo dei pescherecci dei suoi ‘colleghi’ norvegesi. Un tema, quello della crisi dei mari spiegato anche dal ricercatore Ispra Franco Andaloro che definisce quella della pesca una ‘storia sbagliata’ in un Mediterraneo troppo piccolo per attività di pesca troppo grandi. Per affrontare una problematica cosi’ complessa e’ necessario l’aiuto di tutti, anche delle aziende che giocano un ruolo essenziale sul profilo della sostenibilità nelle filiere produttive e come canale di informazione ai consumatori. Luciano Pirovano, International Marketing and Corporate Social Responsibility Director di Bolton Alimentari: “Siamo da sempre impegnati sul fronte della sostenibilità della pesca con un approccio scientifico, globale e di sistema che coinvolge la lunga e complessa filiera del tonno per trovare soluzioni strutturali e di lungo periodo. La partnership con il Wwf, di cuoi siamo molto orgogliosi, è un ulteriore conferma del nostro forte impegno per la sostenibilità della pesca”.

A fianco delle specie marine a rischio anche ricercatori come Sandra Hochscheid, direttrice dell’Acquario e del centro ricerca sulle tartarughe marine dell’A. Dohrn, che segnala i possibili effetti del cambiamento climatico sulla riproduzione delle tartarughe, con l’analisi delle nidificazioni avvenute in Campania; o le cure e la riabilitazione di questi animali, colpiti dalla pesca o di collisioni con le imbarcazioni o ingestione di plastiche effettuati dal veterinario Andrea Affuso, che ha perfezionato delle tecniche di recupero non invasive. E sul tema dell’inquinamento Nicolò Carnimeo, prof. di Diritto della navigazione e dei trasporti e volontario Wwf, cita il suo viaggio tra ricercatori e ecovolontari che combattono quello che lui definisce l'”highlander dei mari”, la plastica. L’esperienza della tutela degli habitat è quella dell’Area marina Protetta di Torre Guaceto, in Puglia testimoniata da Alessandro Ciccolella, direttore del Consorzio di gestione che oggi ha visto i figli di chi devastava quei fondali diventati pescatori che portano in alto il nome della Riserva in Europa. Il ruolo della biodiversità marina è invece il tema di Ferdinando Boero, professore di Zoologia all’Università del Salento, partendo dal ciclo vitale delle meduse in un affasciante teoria delle Celle di Funzionamento Ecosistemico come unita’ di conservazione e gestione dell’ambiente marino. La storia di un alleato del Wwf nella gestione sostenibile dei siti costieri e’ raccontata da Raffaele Esposito, Presidente Provinciale Confesercenti Salerno (Fiba) che annuncia la convenzione appena firmata per promuovere una fruizione dei lidi in aree protette o che hanno valenza ambientale. Quanto le modificazioni dell’ambiente marino abbiano subito una forte accelerazione negli ultimi anni e’ raccontato dal giovanissimo campione di windsurf freestyle, testimonial Wwf per il Mare, Riccardo Marca. Il prossimo appuntamento di #GenerAzioneMare sul territorio e’ per domenica 11 giugno con decine di iniziative lungo le coste italiane tra cui pulizie di tratti di spiagge e liberazioni di esemplari di tartarughe curate presso i centri di recupero, conclude il Wwf.

Autore

Hide picture
Verified by ExactMetrics