giovedì, Maggio 9, 2024
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Attualità

Federalimentare contro la “tassa” CONOE

Secondo gli industriali dell’agroalimentare il contributo al Consorzio è un vero e proprio balzello non dovuto in quanto si tratta di scarti ampiamente riutilizzabili e non di rifiuti

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“Ancora una volta c’è chi crede di poter trattare le aziende italiane come un bancomat. Scandaloso che il C.O.N.O.E. , il Consorzio Nazionale di raccolta e trattamento Oli e grassi vegetali e animali Esausti, pensi di chiedere al Governo di garantire la sua dispendiosa macchina tassando le industrie alimentari italiane per lo smaltimento di un rifiuto che in realtà tale non è, ma che al contrario ha un suo rispettabile valore sul mercato”. A sostenerlo in una nota è Federalimentare secondo cui l’emendamento al Collegato Agricolo approvato alla Camera il 18 febbraio scorso che prevede la rideterminazione degli oneri obbligatori per molte imprese alimentari in relazione alla raccolta e al trattamento degli oli e grassi animali e vegetali esausti, “è solo un nuovo balzello per le aziende volto a finanziare l’ennesimo consorzio”.

Le previsioni dello stesso C.O.N.O.E., sottolinea Federalimentare, “contemplano una quasi triplicazione del bilancio annuale, da poco più di 1 milione di euro a oltre 3 milioni, destinati essenzialmente, quel che è peggio, alla macchina interna, secondo esempi che il Paese ha conosciuto e subìto, e dovrebbe archiviare definitivamente”.

Di fatto, rileva Federalimentare, “si sta chiedendo che le industrie paghino una vera e propria tassa ambientale per lo smaltimento di rifiuti che per la gran parte non concorrono a produrre e che, comunque, anche quando scaturiscono dalla filiera, sono assorbiti da un dinamico mercato energetico in continua espansione”. Allora, aggiunge, “sorge spontaneo chiedersi a vantaggio di chi o cosa questo dovrebbe avvenire. Siamo assolutamente fuori dalla logica del ‘chi inquina paga’, infatti, la tassa una volta introdotta graverebbe su prodotti alimentari prevalentemente utilizzati come ingredienti di alimenti e mangimi e quindi destinati a essere assimilati senza diventare rifiuti”.

Il costo, sottolinea Federalimentare, “verrebbe comunque introiettato dalle aziende che, qualora non riuscissero a scaricare a valle i maggiori costi di produzione, si vedrebbero costrette a complicazioni nei rapporti di filiera e a maggiori, illogici oneri, tanto più stridenti e inaccettabili in una situazione di mercato pesante e anelastica come quella presente”.

Federalimentare auspica che il Governo, “che già si è distinto per una decisa presa di posizione nei confronti di organismi ormai superati, come si è evidenziato nei confronti di una struttura improduttiva ed esemplare in tal senso come il Cnel, mostri anche questa volta identica determinazione non avallando l’ennesimo tributo improprio pensato per garantire dispendiosi carrozzoni. Né tanto meno la possibilità di pagare i contributi a strutture alternative al C.O.N.O.E. risolverebbe il problema dell’impatto di tali misure”.

Se si vuole rafforzare la filiera agroalimentare, primo vettore economico nazionale, conclude Federalimentare, “è necessario promuoverne l’integrazione e renderla sempre più competitiva, riducendo le inefficienze senza introdurre imposte discriminatorie sul settore. L’industria alimentare italiana chiede quindi di stralciare l’articolo ed affrontare l’argomento con maggiore trasparenza”.

Autore

  • Roberto Ambrogi

    Giornalista professionista, specializzato nel settore economico-finanziario con pluridecennale esperienza maturata attraverso tutti i tipi di media (agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, tv e web). Esperto di comunicazione, effettuata in vari settori economici (per conto di società finanziarie, industrie agroalimentari, aziende commerciali e turistiche) e politici (Responsabile rapporti con la Stampa di Partiti e Gruppi Parlamentari).

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