Disastro siccità: oltre 2 miliardi di danni
Con un dossier presentato all’Assemblea nazionale, Coldiretti presenta una stima dei costi che il comparto agricolo deve affrontare a causa delle emergenze ambientali che sta affrontando tutta la Penisola
Si aggrava il conto economico che l’andamento climatico di questo anno ha arrecato a tutto il comparto agricolo. Secondo un dossier presentato da Coldiretti nel corso della sua assemblea nazionale in un focus specifico sull’emergenza siccità, sarebbero quasi due miliardi le perdite subite sinora dal settore a causa dei danni alle coltivazioni e agli allevamenti, in un anno caratterizzato oltre che dalla riduzione delle risorse idriche anche da catastrofici incendi e violenti nubifragi che si sono abbattuti su buona parte del territorio della Penisola.
Dal rapporto emerge che temperature al di sopra della media, crisi idrica insieme a trombe d’aria, bombe d’acqua e grandine rendono sempre più difficile per i nostri agricoltori fronteggiare la situazione, nonostante l’ormai quotidiano ricorso a sistemi come l’irrigazione d’urgenza per preservare le coltivazioni o ai sistemi di ventilazione forzata per preservare il benessere degli animali all’interno degli allevamenti. Misure che pur comportando un pesante aggravio dei costi di produzione (maggiore carburante e ore lavoro impiegate) non riescono tuttavia a contenere le perdite del comparto produttivo.
Secondo le stime presentate dal Presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, i danni in Lombardia ammontano a circa 90 milioni (particolarmente colpite le produzioni di mais e cereali, mentre negli allevamenti si registra un calo nelle produzioni di latte di circa il 30%). In Piemonte la situazione si presenta parimenti difficile, dove il primo taglio del foraggio ha subito perdite di quasi il 50% e particolare allarme è scattato per le produzioni di vino, frutta e nocciole. Situazione di grave allerta in Liguria per il pericolo incendi, dove sotto particolare stress è la condizione degli uliveti come anche la coltivazione del pregiato basilico. Da aprile in Veneto tre ordinanze per contingentare l’acqua stanno mettendo a dura prova non solo il comparto del mais, del tabacco e della soia, ma anche tutto il settore dell’ortofrutta. In Trentino Alto Adige la produzione del primo taglio di fieno è stata falcidiata del 30%. Qui dopo le gelate, la siccità ha poi definitivamente distrutto i raccolti di molte delle aziende frutticole della Val di Non, della Val di Sole e della Valsugana. 150 milioni di danni anche per l’Emilia Romagna, mentre in Toscana, dove la Regione ha già dichiarato lo stato d’emergenza, la siccità ha creato perdite per quasi 200 milioni di danni, colpendo le produzioni di grano tenero, mais, girasole e compromettendo la produzione degli olivi. Preoccupa poi la situazione per Abruzzo e Puglia (dove è a rischio l’intera produzione del pomodoro e dell’olio), che non esime nemmeno il Molise( dove molti comuni hanno già varato ordinanze anti spreco per salvaguardare le risorse idriche), il Lazio e la Sardegna, mentre la Calabria che ha già richiesto lo stato di calamità conta danni per oltre 310 milioni di euro.
A fronte di uno scenario veramente disastroso il presidente Moncalvo ha sottolineato “Appare difficile continuare a parlare della tropicalizzazione del clima come di un evento eccezionale da gestire in situazioni di emergenza, dal momento che gli indicatori di siccità rilevano, ormai, dati stabili e costanti, con l’evidente accelerazione dello stato di riduzione della disponibilità di acqua non solo per gli usi irrigui e di allevamento, ma anche per gli impieghi domestici, esigendo rapide modifiche anche negli stili di vita” ed ha auspicato che per gestire questa situazione ci si attivi al più presto con interventi di manutenzione, con opere infrastrutturali che permettano risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini aziendali e utilizzando magari anche le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana.
Cristiana Persia