martedì, Dicembre 3, 2024
Agricoltura

Dazi Usa sulle olive spagnole: Trump attacca l’agricoltura Ue

di Gianluca De Angelis

Gli Usa, con il loro aumento delle tariffe d’importazione per le olive spagnole, rischiano di mettere in crisi anche una larga parte delle esportazioni agro-alimentari italiane che, ricordiamo, sono tra le più alte di sempre verso gli Stati Uniti, per la cifra di 4,1 miliardi di euro nel 2017.

Le tariffe antidumping e antisussidio nei confronti delle olive della Spagna erano già state annunciate provvisoriamente qualche tempo fa, ma la decisione definitiva è arrivata proprio dalla Commissione commercio internazionale degli Stati Uniti: l’importazione, è stato motivato, andrebbe infatti a danneggiare le aziende statunitensi, dove alcuni produttori di olive locali avevano già sollevato la polemica.

Lo scenario è particolarmente preoccupante, perché quello spagnolo potrebbe essere solo il primo caso di una progressiva chiusura che mirerebbe presto ad estendersi all’intera produzione dell’Unione Europea: come ha fatto notare anche la Coldiretti, infatti, questo è un pericoloso precedente che apre la possibilità a futuri attacchi alla Politica Agricola Comunitaria.

Per quanto riguarda l’Italia, come abbiamo detto, gli Stati Uniti sono infatti il nostro principale mercato di riferimento fuori dall’Unione Europea: l’aumento di esportazioni avvenuto durante il 2017 è stato infatti del 6%, facendo posizionare gli Usa al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia.

Le tariffe nei confronti della Spagna confermate dall’amministrazione Usa sono “misure protezionistiche ingiustificate, nella procedura e nella sostanza”, ha commentato un portavoce della Commissione Ue, che ha aggiunto: “Bruxelles è intenzionata a valutare tutte le possibili risposte e deplora l’approccio Usa e in particolare il modo in cui è stata condotta l’inchiesta, che colpisce popolare tra i consumatori americani”.

Ricordiamo come questo ulteriore inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti si inserisca in una situazione già tesa, nella quale l’Europa si è trovata a dover prendere a sua volta provvedimenti conseguenti alla stretta di Trump alle importazioni di acciaio ed alluminio, e ai dazi sul cibo. Gli USA sono arrivati ad importare più di quanto esportano, un dato che veniva precedentemente visto da alcuni economisti come un segnale positivo del rafforzamento dell’economia americana dopo la crisi: l’amministrazione Trump si è invece subito dimostrata altamente critica nei confronti di questo trade deficit, implementando nuove tariffe che mirano proprio a contrastare questo sbilanciamento. Tra le varie scelte in merito, infatti, c’è stato prima lo stop alle negoziazioni transatlantiche per il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) avviate dal Presidente Obama, seguite poi dall’introduzione di misure protezionistiche che vanno contro alle norme del GATT (General Agreement on Tariff and Trade) che dal 1994 regolano il commercio in area WTO.

L’intero botta e risposta di tassazioni tra Stati Uniti ed Europa resta quindi una situazione in costante sviluppo, con risvolti che mutano di settimana in settimana, per non dire di giorno in giorno.

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