Cop21. Galletti: +1,5° è l’auspicio dell’Italia
“D’accordo, la Cop21 non sarà la soluzione di tutti i problemi, ma è un buonissimo inizio. Valuteremo l’accordo finale, ma Parigi dovrà dar inizio a un percorso in cui i Paesi si monitorano l’uno con l’altro, danno dati certi, si rivedono periodicamente per riparametrare i loro obiettivi”. Questo il pensiero del ministro per l’Ambiente, Gian Luca Galletti, sul vertice di Parigi. Anzi, secondo il ministro “questo è uno degli snodi fondamentali. Il meccanismo di governance è più importante di tutto. Dopo Parigi bisognerà incontrarsi ogni 3-5 anni per vedere cosa si è fatto, se le azioni stabilite sono state fatte davvero e come renderle trasparenti. In quell’ambito ci si possono dare obiettivi anche più virtuosi”.
Resta il fatto che per il nostro Paese, secondo Galletti “è assolutamente necessario un accordo vincolante. D’altra parte noi arriviamo a Parigi avendo sottoscritto già un accordo vincolante all’interno dell’Europa per cui, anche se l’accordo a livello globale non fosse vincolante, lo sarebbe comunque l’accordo che noi abbiamo sottoscritto con i 28 Paesi europei”. Ricordando i tre punti di discussione portati alla Cop21,cioè la necessità di programmi più ambiziosi per raggiungere l’obiettivo minimo del contenimento entro i due gradi del surriscaldamento globale, l’importanza (come si è sottolineato prima) di una governance che monitori la realizzazione degli impegni presi da ciascun Paese e l’importanza che l’accordo sia vincolante, Galletti ha evidenziato che “i temi in discussione a Parigi non sono temi che riguardano gli altri: sappiamo bene che questi sono temi che riguardano già noi. Il problema che affrontiamo a Parigi è già un problema italiano, vorrei che questo si capisse bene anche al nostro interno, non stiamo parlando solo di eventi globali”.
Lo sguardo del ministro è rivolto anche alla dimensione economica del problema. “Io credo che sia una grande opportunità, serve che le aziende sappiano intercettare il mercato, le tendenze del mercato. Allora è chiaro il segnale che esce da Parigi: che oggi sarà vincente quell’economia che saprà meglio interpretare la sfida ambientale”.
Intervenendo al Senato nel corso della discussione che ha portato l’Aula ad approvare la mozione di maggioranza (prima firma della senatrice Puppato del Pd) che ha accolto, solo in parte, i documenti delle opposizioni, sulle politiche per la lotta ai mutamenti climatici il ministro cita due degli interventi ascoltati nel corso dei lavori Della COP21. Nel suo intervento Galletti ha letto testualmente la dichiarazione del presidente Obama: “Noi siamo la prima generazione a subire l’impatto del cambiamento climatico e l’ultima a poter fare qualcosa”, “sono venuto qui come leader della più grande economia e del secondo Paese più inquinante del mondo”. Galletti ha evidenziato che “altrettanto significativa è stata l’affermazione del Presidente cinese, che ha sottolineato lo sforzo del suo Paese, annunciandoche ‘gli impegni ecologici saranno in cima all’agenda dei prossimi piani pluriennali’.
“Queste due dichiarazioni – ha proseguito Galletti – ci indichino la strada della trattativa che COP21 sta prendendo, che è sicuramente positiva. Certo, la sfida che ora ci aspetta nei prossimi dieci giorni è quella di trasformare queste parole in atti concreti”. Il ministro ha ricordato che “a Parigi hanno già dato la propria disponibilità, attraverso la presentazione di piani volontari di riduzione di CO2, più di 160 Paesi – 163, per la precisione – che rappresentano il 96 per cento degli emettitori di CO2”. “Questo dato ci dice essenzialmente due cose: in primo luogo che la coscienza ambientale, nel nostro pianeta, è cresciuta a dismisura. Un aspetto altrettanto importante è che se a Kyoto, nel 1997, quei pochi Paesi pionieri che si impegnarono alla riduzione di CO2 vennero criticati, forse anche con qualche ragione perché vincolavano le proprie economie e le rendevano meno competitive rispetto alle altre, oggi questo non capita più, anzi, oggi è il contrario: oggi tutto il mondo va verso quella direzione”.
Secondo Galletti “l’economia del Ventunesimo secolo sarà profondamente diversa dell’economia del Ventesimo perché avrà come obiettivo, come faro principale, il rispetto per l’ambiente”.
“L’Italia si presenta a Parigi, alla COP21, all’interno del grande accordo stipulato ad ottobre 2014 sotto la Presidenza italiana di Matteo Renzi, accordo molto virtuoso che è un esempio per tutti gli altri Paesi” ha evidenziato ilministro dell’Ambiente. Che poi ha aggiunto: “Quell’accordo ci impegna, in maniera vincolante e giuridica, a ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030 di almeno il 40 per cento rispetto al 1990 e ci impegna ancora a raggiungere ambiziosi target nell’utilizzo delle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica. Quindi è un obiettivo molto forte che tutta l’Europa si è data, ripeto, in maniera vincolante. Ogni Paese avrà un proprio obiettivo nazionalee chi non lo rispetterà sarà soggetto al sistema delle sanzioni europee”.
Il ministro ha poi illustrato i punti “che rimangono sospesi, ad oggi, e che bisogna ancora risolvere, ed questo è questo il compito della COP21 e di questa ultima parte del negoziato, sono il tema della differenziazione, un tema aperto sul quale la COP21 dovrà essere molto, molto chiara”, “quello che noi chiederemo, come Europa e come Italia, è una differenziazione dinamica, che tenga conto della situazione vera dei Paesi, perché, da qui al 2100, ci saranno Paesi che oggi sono in via di industrializzazione, ma che, fra qualche anno, saranno industrializzati quanto noi. Allora bisogna che il protocollo, man mano che verrà monitorato e costantemente aggiornato, tenga conto della nuova realtà che si viene a creare”.
“L’altro tema – aggiunge il ministro – è come arrivare alla neutralità carbonica al 2100. Noi siamo per arrivarci secondo una traiettoria precisa, cioè delineando già dall’inizio in maniera virtuosa quali sono gli step, da qui al 2100, per poter arrivare a quell’obiettivo; altri Paesi invece si limitano solo ed esclusivamente all’enunciazione finale”.
“Sappiamo tutti che l’obiettivo che ci siamo dati a Parigi 2015 è quello di limitare il surriscaldamento del pianeta sotto i due gradi” ha affermato ancora il ministro dell’Ambiente, secondo cui “Parigi inizia a Parigi e continuerà per sempre. Allora, il sistema con il quale condurremo in porto i risultati che stabiliamo a Parigi è importante quanto i risultati stessi”.
Infine il ministro ha dichiarato che “l’obiettivo di almeno due gradi non ci esime ancora dal rischio che i cambiamenti climatici comportano. E’ ancora poco. Ci sono Paesi – penso alle piccole isole – che con i due gradi comunque non si salvano; noi sappiamo che dovrebbe essere almeno un grado e mezzo. Noi, come Paese, diremo che l’obiettivo che abbiamo stabilito, e che rappresenta una mediazione fra tutti i Paesi, sia almeno quello dei due gradi, ma chiederemo comunque che all’interno dell’accordo ci sia anche l’accenno ad un grado e mezzo, che può essere il nuovo obiettivo che, nel corso del tempo e nel corso dei monitoraggi, stanti gli obiettivi già raggiunti e le nuove tecnologie disponibili sul mercato, può diventare il vero obiettivo finale. Anzi, io dico che deve diventare l’obiettivo finale”.