lunedì, Maggio 20, 2024
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Con 6,6 mld di fatturato, l’export agricolo sale dell’1,5%

Quest’anno il fatturato medio delle cooperative agroalimentari italiane, rispetto al 2015, è in netta ripresa

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Cresce il fatturato medio delle cooperative agroalimentari italiane (+2,7% nel 2015) e accelera il loro dinamismo sui mercati esteri, con un export che si stima arriverà a 6,6 mld di euro nel 2016 (+1,5% sul 2015; 6,5 mld). E se nel 2015 il giro d’affari si attesta a 34,8 mld di euro mostrando una leggera flessione (-3,6%) sul 2013, legata al calo dei prezzi e alla contrazione dei consumi (soprattutto per latte, carne e zucchero), rimane invece stabile l’occupazione (+0,4%) e il monte complessivo delle retribuzioni.

Prosegue inoltre il processo ‘muscolare’ delle imprese cooperative che oggi sono meno, ma concentrano maggior fatturato e numero di addetti. Questo quanto emerso oggi nel corso della presentazione a Roma del nuovo rapporto dell’Osservatorio della cooperazione agricola italiana, istituito dal ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto dalle quattro Organizzazioni di rappresentanza delle cooperative dell’agroalimentare.

Rispetto allo scorso rapporto emerge un complessivo consolidamento delle dimensioni medie delle imprese, riconducibile in parte a processi di aggregazione e fusione, che ha portato le cooperative ad aumentare il fatturato medio (passato da 7,2 mln a 7,4 mln) e il numero medio degli addetti (da 18,3 a 19) nel triennio 2013-2015.

Per la responsabile Cooperazione di Nomisma, Ersilia Di Tullio, che ha presentato la ricerca: “Spunti interessanti provengono quest’anno dall’attività di analisi sulle top imprese dei principali settori cooperativi – ortofrutticolo, lattiero caseario e vitivinicolo – che nel periodo 2013-2015 hanno tenuto, con la sola eccezione del latte che soffre di una crisi generale. Cooperative dall’alto tasso di propensione all’export che, grazie alle vendite sui mercati internazionali, hanno contrastato i meno positivi risultati sul mercato interno, caratterizzato da una crisi dei consumi. I risultati migliori sul mercato estero sono legati alle esportazioni nei Paesi extra Ue, oggi più dinamici e attrattivi del mercato comunitario”.

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