venerdì, Agosto 1, 2025
AgricolturaUnione europea

Commissione europea: verso la deregolamentazione dei nuovi OGM

Sedici organizzazioni agricole, della società civile, di difesa dei consumatori e dell’ambiente1 hanno pubblicato un position paper in cui denunciano i rischi economici, per l’agricoltura e le piccole aziende sementiere, che si concretizzerebbero con l’abolizione della tracciabilità dei nuovi OGM/TEA.  Una recente proposta di Regolamento Ue intende infatti cancellare gli obblighi di tracciabilità e pubblicazione dei metodi di identificazione e rilevamento contenuti nella direttiva 2001/18 sugli OGM. 

Le associazioni spiegano che l’effetto di tale proposta sarebbe disastroso. Finora i prodotti delle invenzioni biotecnologiche, ovvero gli organismi geneticamente modificati, sono stati regolati in modo da poter essere rilevabili e identificabili in modo indipendente, così da consentire misure di attribuzione corretta delle responsabilità in caso di contaminazione dei campi e delle filiere OGM-free. L’impatto di una deregulation, come quella che si sta discutendo nel Trilogo fra Commissione Ue, Europarlamento e Ministri dell’Agricoltura, sarebbe irreversibile e potenzialmente rovinoso per il settore agricolo italiano, biologico in primis, e per quello della selezione e costituzione varietale (breeding). Entrambi i comparti sono dominati, nel nostro paese, da piccole e medie imprese, che sarebbero esposte alla concorrenza sleale di aziende agrochimiche e sementiere multinazionali già in possesso di brevetti su processi e prodotti delle NGT/TEA. 

La libera circolazione di OGM non tracciati produrrebbe la sicura contaminazione dei campi biologici e coltivati senza organismi modificati. Negli Stati Uniti ciò ha prodotto centinaia di querele temerarie intentate dalla Monsanto agli agricoltori contaminati per appropriazione indebita di varietà brevettate. Per gli agricoltori che praticano la selezione delle sementi in azienda sarebbe la fine. E in Italia non sono pochi, considerando che ad oggi l’impiego di seme non certificato per specie come il frumento duro è vicino al 50%. Il costo di una semente modificata è di circa 4-5 volte superiore a quello di una semente convenzionale, cifra che dà la misura di quanto costerebbe agli agricoltori rifornirsi di queste varietà per evitare denunce. 

Un problema simile lo avrà chi per lavoro seleziona nuove varietà in modo convenzionale, compreso il mondo della ricerca. Questi soggetti, infatti, non potrebbero più utilizzare liberamente le varietà vegetali esistenti per svilupparne di nuove se contengono DNA che è stato brevettato in un OGM/TEA. Dovrebbero chiedere il permesso al proprietario del brevetto e svolgere costose ricerche nei database di brevetti ogni volta che prendono in mano un campione, per evitare di maneggiare inavvertitamente sementi coperte da questi titoli di proprietà intellettuale. 

Per evitare simili rischi esistenziali per la biodiversità agricola, la sicurezza e la sovranità alimentare, l’Italia ha scelto nel 2015 di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio. Se la deregolamentazione dibattuta in Europa verrà conclusa, questa barriera a tutela delle eccellenze nazionali e della piccola e media agricoltura verrà a mancare. Le associazioni temono che per decine di migliaia di attori della filiera, di ogni dimensione, l’impatto economico sarebbe molto serio. Per questo raccomandano al governo e ai parlamentari europei di rigettare il nuovo regolamento e applicare tutte le disposizioni attualmente in vigore per gli organismi geneticamente modificati anche ai nuovi OGM/TEA.

1Fondazione Seminare il Futuro, Centro Internazionale Crocevia, ARCI, Terra!, Navdanya International, Pro Natura, Movimento Consumatori, Fairwatch, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica, Federbio, Rete Semi Rurali, WWF, Slow Food Italia, ASCI, Altragricoltura Bio, ACU.

Autore

  • Luigi Guarrera

    Laureato in lettere e filosofia, giornalista pubblicista dal 1983 (collaboratore a Vita Italiana, Terra e Vita, Airone, Mediterraneo, La Nuova Ecologia, Panda, ed altre testate), socio dell’ARGA Lazio, è sempre stato un appassionato difensore della natura, consigliere del WWF Italia e coordinatore negli anni ‘90 del Programma Mediterraneo del WWF internazionale. Ha avviato tra l'altro le attività di conservazione per le foche monache in Grecia, Turchia e in Italia come membro fondatore del Gruppo Foca Monaca A.p.s. Da sempre attivo anche in ambito agricolo, ha lavorato fin dagli anni ’80 per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, l’unico modello di agricoltura amica dell’ambiente, e della sua legislazione, prima come direttore dell’AMAB-Associazione Mediterranea per l’Agricoltura Biologica, e dal 2005 come consulente del CIHEAM-Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, organizzazione intergovernativa con la quale è stato ed è impegnato con progetti in vari paesi del Mediterraneo e dei Balcani, sovente anche come esperto della Commissione europea (TAIEX), per sviluppare anche lì, attraverso l’approssimazione alla legislazione europea, il settore del biologico. Fa parte dello staff del SINAB-Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica.

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