giovedì, Novembre 21, 2024
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Bruxelles attivi uno scudo a protezione della risicoltura europea

I Paesi  membri chiedono l’intervento dell’Ue a tutela del mercato interno

Dopo anni di ripetuti allarmi ormai la crisi è conclamata: il settore risicolo dell’Unione europea è seriamente in difficoltà. A danneggiarlo le importazioni di prodotti provenienti dai paesi Eba, che sfruttano oltre ogni misura –  forzando illegittimamente il mercato – i vantaggi concessi da Bruxelles che per favorire un loro armonico sviluppo li aiuta attraverso un’importazione a dazio zero di riso extracomunitario.  Questi quantitativi dovrebbero però essere ben contingentati, ma gli studi di settore indicano il contrario.

Una recente analisi del mercato diffusa fra gli operatori di settore  ha messo infatti in comparazione i dati dal 1° settembre 2009, (quando è iniziata la completa liberalizzazione delle importazioni dai Paesi Meno Avanzati) al corrente anno, mostrando un progressivo aumento delle importazioni totali di riso nell’UE (che ha sfiorato il +65% se si mettono a confronto i dati fra la campagna 2008/2009 e quella 2015/2016), raggiungendo in termini assoluti  la cifra record di 1,34 milioni di tonnellate importate solo lo scorso anno.

Inoltre viene segnalato anche un impressionante aumento delle importazioni di riso già confezionato da questi Paesi (+45% dal 2013 al 2016).

Per contro si registra poi l’inevitabile aumento di giacenze per il prodotto europeo.   Per la campagna di questo anno,  la Commissione europea si aspetta che all’interno dei magazzini dell’Unione rimarranno quasi  586.000 tonnellate di riso coltivato dai Paesi membri (equivalenti al 30% della produzione complessiva comunitaria).

Se queste previsioni verranno confermate, Bruxelles dovrà probabilmente confrontarsi con un progressivo abbandono dell’attività da parte dei suoi risicoltori  e con l’inevitabile rischio quindi di divenire  completamente dipendente dalle importazioni dai Paesi terzi, con tutte le problematiche ambientali e sociali connesse all’interruzione di questa attività sui suoi territori.

Per scongiurare una simile eventualità,  l’Italia – insieme a Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Portogallo e Romania – ha sollecitato un intervento urgente alla Commissione per rendere operative al più presto misure adeguate a sostegno del comparto.

Quattro  le azioni considerate fondamentali su cui si richiede la concentrazione di Bruxelles:

– attivare la clausola di salvaguardia per le importazioni dai Paesi EBA e valutare la possibilità di rimuovere i vincoli che impediscono l’efficace applicazione delle misure di salvaguardia per le importazioni dai PMA e da altre origini nel Sistema delle Preferenze Generalizzate;

– riconoscere la specificità del settore nella nuova Politica agricola comune;

– potenziare modelli di etichettatura attraverso adeguate iniziative per aumentare il consumo del riso prodotto nell’Unione europea;

– approfondire gli studi per valutare gli effetti che questi sistemi riguardanti i Paesi meno sviluppati e i Sistemi di Preferenze Generalizzate hanno avuto sui diritti sociali e dei lavoratori nei Paesi EBA, come anche le conseguenza ambientali dei sistemi di produzione locali.

“La crisi del settore è a livello europeo – ha sottolineato il ministro Maurizio Martina – e come tale va affrontata. È il momento delle risposte per invertire la tendenza, tutelando le produzioni, i paesaggi coinvolti nelle produzioni e garantendo allo stesso tempo sicurezza e trasparenza ai consumatori”.

 

Cristiana Persia

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