Biogas: entro il 2030 fino 8,5mld di metri cubi per l’Italia
L’Italia si riconferma uno dei principali produttori di biogas in agricoltura: quarta al mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti, con una potenza elettrica installata di oltre 1000 MW. Nel frattempo il governo italiano prepara un decreto che prevede un tetto di 1,1 miliardi di metri cubi, sufficiente a raggiungere il target di consumo al 2020 del 10% sul totale dei carburanti.
Produce energia sostenibile, dà occupazione e rappresenta un modello economico esportabile. La filiera italiana del biogas ha espresso solo in minima parte il suo potenziale ma è già divenuta una realtà competitiva a livello internazionale. Questa la fotografia scattata nel corso dell’evento annuale del Consorzio italiano biogas (Cib), la terza edizione di Biogas Italy – “L’alba di una rivoluzione agricola” oggi a Roma, che ospita anche gli “stati generali” del settore.
Nel Belpaese sono operativi più di 1500 impianti (di cui circa 1200 in ambito agricolo) con una potenza elettrica installata di circa 1.200 MW. La capacità è equivalente a 2,4 miliardi di metri cubi di gas naturale, ma in potenza il nostro Paese potrebbe produrre entro il 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale.
Gli attuali volumi di produzione ci rendono quarti nel mondo dopo Germania, Cina e Stati Uniti, ma la qualità del biogas ci regala direttamente il podio. Da un punto di vista prettamente qualitativo, infatti, il modello e disciplinare di produzione promosso dal Consorzio Italiano Biogas, denominato “Biogasdoneright” (Biogasfattobene), sembra avere pochi eguali al mondo. Tale modello, basato sull’uso prevalente di sottoprodotti e sui doppi raccolti, in modo da non essere in competizione con le produzioni alimentari e foraggere, consente di produrre di più in modo sostenibile, contribuendo al contempo alla crescita delle energie rinnovabili.
A rilevarlo è uno studio condotto da Ecofys, società internazionale leader nella consulenza energetica e climatica, in collaborazione con l’Università di Wageningen (Paesi Bassi) e con il CRPA, Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia. “La produzione di biogas e biometano secondo princìpi del Biogasdoneright ha ricadute positive misurabili non solo con l’aumento delle produzioni alimentari e foraggere ma anche con il miglioramento di livelli di biodiversità, qualità e nutrienti del suolo grazie all’uso del digestato”, si legge nelle conclusioni dello studio condotto da Ecofys. “Il modello italiano si basa sul criterio delle doppie colture: una coltura invernale denominata ‘di copertura’ viene aggiunta a quella convenzionale del periodo estivo, senza necessità di irrigazione o fertilizzazione aggiuntiva, grazie alle condizioni di umidità favorevoli”.
Ecofys ha dimostrato che l’utilizzo di doppie colture con tecniche agronomiche innovative come la minima lavorazione, la fertirrigazione ed il precision farming è un modello che può essere diffuso vantaggiosamente anche in altre regioni. Anche alla luce di tali risultati, cinque docenti di fama internazionale, coordinati dal professor Bruce Dale della Michigan University, già consulente del governo degli Stati Uniti, hanno deciso costituire in occasione di Biogas Italy un team internazionale per valutare la scalabilità del modello italiano nei vari contesti internazionali oltre ad acquisire nuove conoscenze.
Intanto, dopo la chiusura delle consultazioni pubbliche, un nuovo decreto interministeriale sul biometano prende sempre più forma. Rassicurazioni, con un’ipotesi di approvazione entro l’estate, sono giunte dal ministero dello Sviluppo economico sempre in occasione di Biogas Italy. “L’Italia – ha detto Giovanni Perrella, del ministero dello Sviluppo Economico – è stata una dei primi paesi in Europa a credere nei biocarburanti avanzati, quelli non in competizione con il food, come dimostra la posizione assunta nel corso della definizione della direttiva Iluc. Il nuovo decreto in preparazione prevede un sostegno ai biocarburanti avanzati che pone il biometano in prima linea. Il decreto prevede un tetto di 1,1 miliardi di metri cubi, sufficiente a raggiungere il target di consumo al 2020 del 10% sul totale dei carburanti. Secondo le stime rilasciate oggi a Biogas Italy, le potenzialità del biometano saranno maggiori, ma siamo disponibili a rivedere i limiti dovesse esserci uno sviluppo più consistente”.
Rassicurazioni giungono anche dall’Europa. “Il nuovo pacchetto UE sull’energia – ha detto Giulio Volpi, dirigente della Direzione energia della Commissione Europea – contiene 8 proposte legislative di riforma del quadro normativo europeo in materia di energia, con il triplice obiettivo di rendere l’efficienza energetica prioritaria nelle politiche energetiche, sostenere la leadership europea in materia di fonti rinnovabili e permettere ai consumatori di giocare un ruolo attivo nella transizione energetica. In questo quadro, il biogas e il biometano possono contribuire al miglioramento della sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa, allo sviluppo rurale e all’innovazione tecnologica nonché alla decarbonizzazione”.
“Le aziende sono pronte – ha ricordato Piero Gattoni, presidente del Cib – e negli ultimi anni hanno mobilitato investimenti per 4 miliardi di euro creando oltre 1200 impianti a biogas e 12 mila occupati stabili. Il lavoro fatto sino a oggi rappresenta un grande vantaggio sul fronte dei nuovi investimenti sul biometano. Ci auguriamo che il processo normativo si concluda al più presto per dare concretezza a una potenzialità che nel prossimo futuro può rappresentare fino al 15% del fabbisogno nazionale di gas naturale”
In attesa di vedere gli sviluppi futuri e le regolamentazioni del settore del biogas e del biometano, l’appuntamento è alla prossima edizione di Ecomondo Key Energy, che si svolgerà dal 7 al 10 novembre alla Fiera di Rimini.