Arte in Maremma: la metamorfosi del ferro
Nelle mani dello scultore Domenico Narduzzi questo duro materiale diventa poesia della terra di confine, quella dei butteri. Le sue opere saranno esposte il 14 ottobre all’agriturismo Bagaglia con una cena a tema
Dal dio etrusco Tagete che nasce dalla terra alla guerra che partorisce la morte a San Martino a cavallo che copre il poverello con il suo mantello. Questo è il tratto identificativo dello scultore tarquiniese Domenico Narduzzi, che alla boa degli ottanta si racconterà in una cena buttera all’agriturismo Bagaglia, il 14 ottobre, fra Tarquinia e Montalto di Castro, abbinando la sua arte alle antiche ricette dei butteri maremmani, con tanto di acquacotta.
Il buttero a cavallo è una figura che ricorre fra le opere dell’artista insieme agli immancabili buoi, ai magnifici cavalli, ai cinghiali, agli ulivi e persino agli insetti che popolano la sua terra. Lo scultore, dopo aver lavorato nei consorzi agrari della vecchia Federconsorzi, ha dedicato tutta la vita alla sua arte. Un’arte impastata di sudore e fatica, dura come il lavoro della terra perché le sue opere sono fatte dando vita al ferro di scarto. Usando la forgia, punzoni, smerigliatrici e altri attrezzi lo scultore riesce a plasmare questo materiale resistente. Un artista dal vero talento artigiano che dall’arido ferro riesce a tirare fuori anche delle minuscole formiche nel suo antro magico, nel cuore antico di Tarquinia, al 41 di via degli Archi, dove una volta c’era l’osteria “Cotechino”.
Uno studio che raccoglie centinaia di opere dai primi lavori che ritraggono gli animali della sua terra alla satira politica e di costume del “magna magna”, che rappresenta alcuni politici in forma di “gargoyle” fantastici tutti accomunati da grandi fauci spalancate. Alcuni anni fa in occasione di “Transumando”, un viaggio culturale alla riscoperta dell’antico mondo contadino sulle orme dei pastori che dal mare tornavano alla montagna, di lui è stato scritto: “L’abilità di costringere un materiale, che sembra così poco cooperare con l’artista, ad assumere momenti di stupefacente delicatezza, o a descrivere minuscoli dettagli, è il risultato di anni di paziente dedizione a quest’arte singolare, divenuta il personalissimo linguaggio di Domenico Narduzzi“.
Lo scorso fine settimana lo scultore etrusco ha esposto alcune sue opere nella mostra collettiva “Interconnessioni” che è stata allestita nell’austera chiesa sconsacrata di San Pancrazio, nel centro di Tarquinia, oggi spazio culturale aperto, con il sostegno dell’Ambasciata tedesca di Roma. Sotto la volta austera dell’antica cappella, Narduzzi ha voluto esporre tre sculture che riassumono la sua opera: Tages, il dio etrusco che nasce dalla dea Terra, generato da Genio e nipote di Giove, che secondo il mito, insegnò l’arte della divinazione al popolo degli etruschi, la guerra e la ferocia degli uomini che partoriscono solo morte e un Cristo che diventa albero per offrire all’uomo i frutti dell’amore che diventa vita.