giovedì, Novembre 21, 2024
Agricoltura

Anche la Transumanza proposta come tesoro immateriale UNESCO

Presentata da Italia come capofila, insieme a Grecia e Austria, la procedura per definire l’antica pratica pastorale della migrazioni di greggi e mandrie attraverso i  tratturi come patrimonio immateriale dell’Umanità  

La transumanza è una pratica agricola antichissima, che fa parte della storia di tutte quelle popolazioni che da nomadi e cacciatrici si sono trasformate in stanziali ed agricole, insediandosi in luoghi che per condizioni climatiche presentavano alcune criticità. Con questo sistema – dalla notte dei tempi –  gli allevatori hanno spostato per centinaia di chilometri  le proprie greggi e mandrie attraverso vie ben definite, chiamate tratturi, proprio  per consentire agli animali in loro custodia di sfuggire alle avverse condizioni stagionali dei luoghi in cui si erano stabiliti e che ne avrebbero compromesso la sopravvivenza. E così dai pascoli d’altura, preferiti nelle stagioni estive, si sfuggiva alla neve invernale raggiungendo le pianure più calde e viceversa, quando il sole qui inaridiva tutto, si risaliva la china delle alture.

Queste migrazioni (ancora praticate seppur con mezzi più moderni) impegnavano in passato intere collettività e sono state in grado di creare nei secoli ponti e legami fra culture profondamente diverse, permeando la società e l’economia delle tante comunità che venivano attraversate.

Per preservare questo grande patrimonio collettivo l’Italia, insieme a Grecia e Austria,  hanno presentato a Parigi la candidatura transnazionale della Transumanza  come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità UNESCO.

Una categoria quest’ultima promossa dall’Ente culturale delle Nazioni Unite insieme a quello della preservazione di siti o monumenti di straordinari valore e bellezza, con l’intento di tutelare la ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra nella storia dell’Umanità.

Il comitato di esperti UNESCO valuterà così i dossier preparati dagli Stati sulla Transumanza e si pronuncerà definitivamente sulla questione nel novembre 2019.

La transumanza in Italia è ancora oggi diffusa sia nel Centro che nel Sud, dove sono localizzati i Regi tratturi. I pastori partono ancora oggi da Amatrice (nella cui piazza principale si svolgeva storicamente la grande festa dei pastori transumanti) e Ceccano nel Lazio, da Aversa e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise o dal Gargano in Puglia, ma questa attività permane anche in alcune località dell’area alpina, in
particolare in Lombardia o fra gli operatori della Val Senales in Alto Adige.

Secondo Coldiretti questa candidatura è un passo importante per riconoscere il grande valore dell’intero settore che va però accompagnato da politiche nazionali che tutelino in maniera più incisiva i pastori, che in Italia gestiscono quasi 60mila allevamenti con oltre sette milioni di capi,  la maggior parte dei quali concentrati in aree marginali del Paese, fra cui spicca in particolare la Sardegna.

Al momento sono otto le attività del Bel paese iscritte come patrimonio immateriale UNESCO.  Insieme all’Opera dei Pupi siciliani (2008), al Canto a tenore sardo (2008), dal saper fare liutaio di Cremona (2012) alla Dieta mediterranea (2013), l’Unesco ha poi riconosciuto come pratiche che hanno segnato l’incedere del nostro cammino nella storia  anche l’ingegnosità delle feste delle grandi macchine a spalla (nel 2013 includendo: La Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, il trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo);  le pratiche agricole legate alla coltivazione dell’alberello della vite a Pantelleria (2014), le abilità necessarie all’esercizio della Falconeria (2016) e solo ultima in ordine di tempo, lo scorso anno, la perizia tramandata da generazioni da padre in figlio rappresentata dall’arte dei pizzaioli napoletani.

Cristiana Persia    

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