Agromafie e caporalato, sinonimo di sfruttamento
“Lo sfruttamento lavorativo in agricoltura a danno di lavoratori migranti e non, è oggetto anche per noi di continue analisi per contrastarlo ma anche per definirlo in termini oggettivi e scientifici, così da poter individuare gli strumenti d’azione sindacale e di tutela sempre più efficaci. Inoltre, abbiamo portato all’attenzione della politica e delle istituzioni il grave fenomeno del caporalato e del lavoro nero, che oltre al grave sfruttamento, si associa in alcune zone anche a una vera e propria tratta di esseri umani. Il nostro Rapporto su agromafie e caporalato, che fotografa lo sfruttamento dei lavoratori migranti in Italia è diventato fonte non solo di reportage e inchieste ma anche di altri studi sul tema”. Così Stefania Crogi, segretario generale Flai Cgil nazionale, ha illustrato il documento messo a punto dall’organizzazione sindacale su questo annoso problema.
Per Crogi, “il progetto Agree, che analizza la situazione in tre Paesi – Italia, Spagna, Romania – ci offre importanti strumenti per il nostro lavoro quotidiano, ampliando il campo di ricerca e analizzando la situazione di paesi, penso alla Romania, i cui lavoratori sono presenti in gran numero in Italia e sono soprattutto impiegati nel settore agricolo”.
“In Sicilia, nella zona di Vittoria e Ragusa, la Flai Cgil insieme ad alcune realtà dell’associazionismo, ha denunciato con forza un fenomeno di sfruttamento, che si intreccia a ricatti e abusi ai danni di molte donne, per lo più di nazionalità rumena, che sono impiegate soprattutto nel lavoro in serra. La loro condizione lavorativa -sottolinea Crogi- è caratterizzata da una paga che arriva al 50% del dovuto, a un totale isolamento che le rende dipendenti e sotto ricatto del datore di lavoro, arrivando anche a situazioni di vere e proprie violenze e abusi che si sommano allo sfruttamento lavorativo”.
“A livello legislativo, voglio ricordare -aggiunge ancora la dirigente sindacale- che grazie all’azione della Flai e della Cgil tutta dal 2011 il caporalato è un reato penale da punire con il carcere (art. 603bis. C.p.); recentemente la confisca dei beni è stata prevista anche per chi incorre nel reato previsto dal 603bis; a questo importante articolo manca però l’estensione della pena al datore di lavoro che si rivolge al caporale; è stata istituita la Rete del lavoro agricolo di qualificazione; e infine il Cdm ha licenziato un ddl che recepisce almeno in parte le nostre proposte di contrasto al caporalato attraverso un collocamento al lavoro legale e trasparente”.
“Su questi punti -continua ancora Crogi- intendiamo proseguire la mobilitazione e incalzare politica e istituzioni per raggiungere i nostri obiettivi e le risposte adeguate dalla politica. Il settore dell’agricoltura e dell’agroalimentare complessivamente, che ha tenuto in questi anni di crisi, non può essere anche il settore nel quale si consumano fenomeni di sfruttamento e negazione continua dei diritti dei lavoratori. E’ necessario -conclude Crogi- un mercato del lavoro in agricoltura nel quale domanda e offerta si incrocino in modo trasparente, legale, pubblico. Inoltre, è per noi un connubio imprescindibile qualità dei prodotti e qualità del lavoro. Senza un lavoro libero dallo sfruttamento, dignitoso ed equamente retribuito non ci può essere cibo di qualità”.