giovedì, Novembre 21, 2024
AmbienteAttualitàEconomia marina

Adriatico: preservare la “Fossa di Pomo”

Sono oltre 200 i ricercatori che da Università ed enti di ricerca di tutto il mondo hanno aderito all’appello per la protezione della Fossa di Pomo, situata nelle acque internazionali del centro Adriatico tra Italia e Croazia, chiedendo l’interdizione della pesca a strascico nella zona 

 

Alla vigilia della riunione in Montenegro della Commissione Generale sulla Pesca nel Mediterraneo (CGPM), che esaminerà la proposta di istituzione di una Fisheries Restricted Area (FRA), ovvero di un’area chiusa alla pesca demersale, presentata da MedReAct e dall’Adriatic Recovery Project, 200 ricercatori si rivolgono al CGPM  per chiedere la chiusura permanente della Fossa di Pomo alla pesca demersale.

Quest’area, che arriva a una profondità massima di 200-260 metri, presenta caratteristiche uniche dal punto di vista geomorfologico e oceanografico.

E’ considerato uno dei più importanti Essential Fish Habitat di tutto l’Adriatico, soprattutto ai fini della riproduzione e della crescita di alcune importanti specie demersali come il nasello. L’area ospita inoltre la più estesa popolazione di scampi. La pesca, soprattutto quella a strascico, minaccia dunque seriamente le popolazioni ittiche che fanno di questa zona una delle più importanti riserve di pesca dell’Adriatico. L’appello, ha raccolto l’adesione di firme e pareri autorevoli del mondo della ricerca scientifica

 “Ho firmato perché dovremmo cercare di recuperare almeno parte di quella biodiversità marina che abbiamo perso”, ha dichiarato Daniel Pauly, ricercatore al Fishery Center della Università della Colombia Britannica in Canada, molto noto per i suoi lavori sull’impatto della pesca sull’ambiente marino.

 “Abbiamo urgente bisogno di misure che proteggano dallo strascico di fondo”,  ha dichiarato Callum Roberts, professore, oceanografo, all’University of York. “Senza di esse l’Adriatico, continuerà il suo inesorabile cammino verso la perdita dei suoi stock”.

Così come nell’ambiente terrestre boschi e foreste garantiscono il mantenimento della biodiversità, in mare è l’integrità strutturale e funzionale dei fondali che permette la resilienza allo sfruttamento”, ha detto Carlo Cerrano, del Dipartimento di Scienza della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche. “A lungo termine, senza l’habitat adeguato, nessuna specie può sopravvivere. La pesca a strascico non è sostenibile”.

  “Come ricercatore con esperienza sugli impatti dello strascico di fondo sugli ecosistemi bentonici e conoscendo bene la vulnerabilità ecologica del mare Adriatico e in particolare  delle sue zone più profonde – ha dichiarato Antonio Pusceddu, professore nel Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente all’Università di Cagliari – credo fermamente che preservare la Fossa di Pomo debba costituire una priorità per la conservazione della biodiversità e per la gestione delle risorse del mare Adriatico”.

Oltre alle numerose adesioni da parte della comunità scientifica, l’istituzione di una FRA nella Fossa di Pomo, ha ricevuto il sostegno dell’Unione Europea che l’ha inserita tra gli impegni della UE per la conservazione degli oceani, nel corso della Conferenza Our Ocean svoltasi  a Malta il 5-6 ottobre scorso. Alla sua ufficializzazione manca dunque solo l’avallo della CGPM.

 

“L’istituzione della FRA in una zona considerata da decenni prioritaria per la conservazione delle risorse e dei suoi ecosistemi vulnerabili – ha concluso Domitilla Senni responsabile di MedReAct e coordinatrice dell’Adriatic Recovery Project “costituirebbe  finalmente un primo segnale concreto per il recupero dell’Adriatico e per il futuro della pesca”.

Autore

Hide picture