giovedì, Novembre 21, 2024
AgricolturaAmbienteCultura del Cibo

A Norcia, tra disagi e sacrifici, si spera che la vita riprenda

 

24 agosto 2016. Un terremoto di sesto grado sconquassa l’Appennino centrale, distruggendo Amatrice e il territorio circostante. Le scosse si susseguono numerose lungo tutta la dorsale, verso l’Umbria e le Marche, seminando panico tra la popolazione finché il 30 ottobre, un sisma di magnitudo ancora maggiore, 6,5 gradi della scala Richter, riduce quasi in briciole le cittadine ed i paesi arroccati sui monti Sibillini: Visso. Sant’Angelo sul Nera, Norcia, Preci, Castelluccio. Tutta la zona – ricca di tesori d’arte e già duramente colpita in agosto – vede ridotti in pezzi abitazioni, chiese, monasteri, allevamenti e impianti agricoli. Norcia. la città di San Benedetto, patrono d’Europa, assiste attonita al crollo della basilica del santo, alla distruzione di quasi tutte le secolari chiese racchiuse dentro le mura.

Ma è soprattutto l’economia di questi territori, basata sull’agricoltura, sul turismo, sula tipicità dei propri prodotti gastronomici, a destare preoccupazione. Qui, sulle montagne e nelle valli attorno a Norcia, lo spopolamento non è una novità: specialmente nel periodo invernale sono poche le attività in funzione,; si sono sempre attese la primavera e l’estate per recuperare, appunto con i flussi turistici, in particolare quelli a carattere religioso, quanto perso nei mesi precedenti. Per questo le istituzioni regionali, ma anche quelle nazionali, hanno attivato azioni promozionali per non lasciare nell’abbandono questi luoghi.

E la vita sta lentamente riprendendo: certo, qualche leggera scossa di assestamento (così dicono i geologi) ancora si avverte, ma lo spirito degli allevatori e degli artigiani del posto non è venuto meno. I primi non hanno voluto abbandonare le proprie bestie ed hanno continuato – pur sotto la neve caduta abbondante quest’inverno – a prendersi cura di loro. Grazie anche agli aiuti e ai contributi giunti da tutt’Italia e dall’estero, certamente. Così come i secondi – soprattutto le aziende casearie e quelle della tradizionale lavorazione della carne suina – hanno proseguito, là dove gli impianti non hanno subito grosse lesioni, a realizzare i loro prodotti tipici.

Autore

  • Roberto Ambrogi

    Giornalista professionista, specializzato nel settore economico-finanziario con pluridecennale esperienza maturata attraverso tutti i tipi di media (agenzie di stampa, quotidiani e periodici, radio, tv e web). Esperto di comunicazione, effettuata in vari settori economici (per conto di società finanziarie, industrie agroalimentari, aziende commerciali e turistiche) e politici (Responsabile rapporti con la Stampa di Partiti e Gruppi Parlamentari). Attualmente Presidente di ARGA Lazio (Gruppo di specializzazione dell'Associazione Stampa Romana) e Vicepresidente di UNARGA (l'Unione delle varie ARGA regionali), Tesoriere del Gruppo Romano Corrispondenti e del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati.

    Visualizza tutti gli articoli
Hide picture