Cacio e pepe “fake” e ricette stravolte: falsi Made in Italy nel mondo
Dalla panna nella carbonara al pesto con noci e formaggi generici: oltre un turista su due trova all’estero versioni scorrette dei piatti simbolo italiani. Un fenomeno che alimenta l’agropirateria da 120 miliardi di euro.
La cucina italiana è tra le più amate e imitate al mondo, ma spesso finisce vittima di reinterpretazioni scorrette. Lo dimostra una rilevazione Coldiretti/Ixè, secondo cui oltre un turista italiano su due (51%) in viaggio all’estero si è imbattuto, nell’ultimo anno, in ricette tricolori storpiate: ingredienti sbagliati, tecniche alterate e, in alcuni casi, veri e propri tarocchi.
Il caso più recente è quello della cacio e pepe “fake” preparata dalla BBC, che ha scatenato le proteste dei puristi della cucina romana. Ma l’elenco delle ricette tradizionali snaturate è lungo. La carbonara, ad esempio, viene spesso servita con panna al posto del pecorino o con bacon in sostituzione del guanciale. Negli Stati Uniti, il pecorino è rimpiazzato dal “Romano cheese”, prodotto con latte di mucca anziché di pecora. Un fenomeno che potrebbe intensificarsi a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump, che rischiano di far sparire dagli scaffali molti prodotti originali, lasciando spazio alle imitazioni.
Il pesto è un’altra vittima eccellente: all’estero capita di trovarlo preparato con noci, mandorle o pistacchi invece dei tradizionali pinoli, e con formaggi generici al posto di Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano. La cotoletta alla milanese subisce spesso sostituzioni improprie – pollo o maiale fritti nell’olio di semi al posto della costoletta di vitello cotta nel burro chiarificato – mentre la caprese viene servita con formaggi industriali, privandola della mozzarella di bufala o del fiordilatte. Anche il tiramisù è spesso irriconoscibile, preparato con ingredienti che nulla hanno a che vedere con savoiardi e mascarpone.
Tra i casi più eclatanti c’è quello degli spaghetti alla bolognese, piatto assente nella tradizione emiliana ma onnipresente nei ristoranti britannici e perfino in alcune località turistiche italiane. Negli Stati Uniti, invece, la “pasta with meatballs” – pasta con polpette – è proposta come specialità italiana, nonostante non abbia alcuna radice nella cucina regionale.
Secondo Coldiretti, questa confusione alimenta il fenomeno dell’agropirateria, un mercato da 120 miliardi di euro che sfrutta l’appeal del Made in Italy per vendere prodotti senza legame con il nostro sistema produttivo. “Se fermassimo la falsificazione internazionale – evidenzia l’organizzazione – le esportazioni di cibo italiano potrebbero addirittura triplicare”.
Le guerre commerciali, i dazi e gli embarghi aggravano la situazione, favorendo il protezionismo e la diffusione di alimenti falsamente italiani. Una tendenza che non solo mina l’economia agroalimentare, ma danneggia profondamente l’immagine e l’autenticità della cucina italiana nel mondo.