Nella regione del Falerno alla scoperta dei vitigni autoctoni
A volte basta un pizzico di fortuna, anche se alla base ci vuole tanta passione, per ottenere risultati inimmaginabili. È quanto accaduto al professor Francesco Paolo Avallone che nel 1965 a Cellole, una manciata di chilometri dal mare, là dove sfocia il Garigliano, in provincia di Caserta, ha dato inizio a quella che si è rivelata una vera e propria pietra miliare nella storia della viticoltura italiana e internazionale. È stato proprio lì, nei campi che circondano Villa Matilde, un’azienda dedicata al nome della moglie, che il professor Avallone ha cominciato a coltivare alcune varietà di uva con cui si produceva il mitico Falerno, dopo aver rintracciato pochi ceppi di quelle viti dirette discendenti delle varietà coltivate nell’ Ager Falernum oltre 2.500 anni addietro. I vitigni del Falerno, sopravvissuti miracolosamente alla devastazione della filossera di fine Ottocento, vennero reimpiantati con l’aiuto di pochi contadini locali, proprio nel territorio del Massico dove erano prosperati in antichità. E oggi l’azienda, guidata dai figli del professore, può giustamente fregiarsi del titolo di prima, e forse unica, ambasciatrice del Falerno nel mondo.